L’Italia va a fondo: alluvioni come metafore di un Paese corrotto

Vi siete mai chiesti perché ogni volta che piove un po’ più del solito finiamo sott’acqua o addirittura nel fango? Sicuramente sì. E sicuramente la risposta, quasi retorica, è racchiusa nella classica frase: “Piove, governo ladro“.

In questi giorni ancora, a ripetizione, stiamo vivendo tragedie grandi e piccole di intere regioni stremate dall’acqua e dal fango. La Liguria, regione ad alta concentrazione mafiosa e di abusivismo edilizio, il Piemonte (vedi appena sopra), la Lombardia (idem).

In quelle tragedie, nei feriti, nei morti, nei negozi e nelle imprese allagate e distrutte, è racchiusa la metafora dell’Italia che cola a picco, economicamente e finanziariamente. Ma c’è anche la metafora di un’Italia ancora troppo anestetizzata dall’ignoranza che i corrotti hanno creato ad arte nei decenni, al punto che ancora nessuno comprende perché davvero andiamo a fondo e, soprattutto, la necessità di dover realmente iniziare a reagire.

Purtroppo l’origine di queste alluvioni – e non solo – è la corruzione. Se nei decenni i nostri amministratori pubblici si fossero davvero preoccupati di salvaguardare il Paese più bello e ricco del mondo, il suo territorio fragile, le sue menti migliori e i suoi fiumi e monti, non saremmo in queste condizioni. Invece no, e i numeri lo dicono oltre alle classifiche internazionali: hanno pensato a depredare quel Paese. Nel tempo delle vacche grasse noi cittadini onesti e anestetizzati abbiamo anche creduto alle false illusioni costruite ad arte, abbiamo creduto che forse si voleva far crescere l’Italia e gli italiani. Poi tutto questo si è rivelato un’illusione e l’acqua di Giove pluvio ha voluto imperiosamente ricordarci che non è così, che ci hanno distrutti e che dobbiamo svegliarci da quell’anestesia culturale.

Svegliarci significa pretendere che i ladri al potere ci restituiscano il maltolto. Sarebbe sufficiente la metà per risistemare argini e territori. E poi significa ricostruire il Paese non solo materialmente – come sappiamo fare per la nostra città allagata o la nostra casa – ma anche socialmente, moralmente ed economicamente. Via tutti questi ladri, questi funzionari incapaci messi nei posti cardine senza merito e con corcorsi truccati. Risvegliamoci e forse la melma non ci passerà sopra. Altrimenti non ci resterà che fuggire altrove, chi può, oppure affogare come topi.

Laura Marinaro