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L'allarme dei commercianti: "Il nostro Natale più nero abbiamo finito anche i risparmi"

La denuncia di Giammaria, presidente Confesercenti: "Cali fino al 60 per cento". "Si rinuncia perfino ai pensierini, la crisi si sente nelle librerie e nelle profumerie"

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Vendite inversamente proporzionali agli ingorghi, al traffico in tilt, al via vai per le strade. "Un Natale così disastroso non si era mai visto". A parlare è Valter Giammaria presidente di Confesercenti che a cinque giorni di distanza dal momento in cui tutti scarteranno i regali, prova tirare un bilancio sullo shopping delle feste. "Cali in  molti casi fino al 60 per cento. La categoria è davvero in allarme". Eppure in giro di gente ce ne sta, il traffico impazzito di questi giorni ne è la prova lampante. "Ma non compra", spiega Giammaria. "Ho appena fatto un giro in centro e di persone con i pacchi mano ne ho viste poche. E dire che sono stato nelle strade più commerciali. Perché a perdere gli incassi, questa volta, non sono solo i negozi in periferia ma anche quelli nel cuore di Roma". In picchiata la vendita di articoli d'abbigliamento, degli accessori e delle scarpe.  Sotto l'abete, dunque, niente pullover nuovo o cravatta da riciclare. Niente borsa, niente vestito da indossare a capodanno. Ma nel sacco di babbo Natale mancheranno anche libri e profumi.

A raccontarlo  dicono dalla Confsercenti  sono i nostri associati. "Perché quest'anno anche i "pensierini" sono diventati un pensiero per chi a dicembre ha dovuto fare i conti con l'Imu, la Tasi e l'Iva. "Troppe tasse - dice Giammaria - questo mese per tutti è stato un salasso e la tredicesima è servita solo a pagare le bollette". Beato chi ha pagato, però. Secondo un sondaggio dell'associazione  più del 30 per cento dei commercianti non è riuscito a saldare i pagamenti. "La categoria non ha più un soldo - spiega il presidente della Confesercenti romana - ha dato fondo in questi ultimi anni a tutti i risparmi. Ai suoi e a quelli messi da parte dai genitori, frutto di una vita di lavoro". E così il 16 dicembre  giorno di scadenze, tanti hanno disertato banche e uffici postali. Ma il dramma del commercio romano non è da imputare solo alla crisi economica che attanaglia le famiglie e fa scivolare inesorabilmente verso il basso i consumi. La spesa alimentare nell'ultimo mese è scesa dell'8 per cento. C'è anche l'abusivismo dilagante che aggiunge altri danni ai danni. Solo a Roma il giro d'affari di merce contraffatta raggiunge due miliardi e 300 milioni di euro. E rappresenta quasi un terzo di quello nazionale. "Ovunque ti giri trovi banchi e banchetti che fanno concorrenza sleale ai commercianti. Non ci sono controlli, nessuno multa nessuno - continua Giammaria - L'illegalità regna sovrana, manca completamente il governo della città. Abbiamo anticipato i saldi dal 5 al 3 gennaio, ma non ha senso... tanto è più di un mese che si fanno gli sconti sotto banco".
 
Manca una pianificazione. "Prendiamo i mercatini - dice il presidente - come è possibile che ogni municipio ne autorizzi così tanti? E poi di che livello sono? Basso. Basta vedere quelli del Natale in alcune piazze importanti della città. Vendono tutto fuorché articoli natalizi. Non un presepe, un alberello, niente decorazioni. Trovi invece il banco che offre le pagnotte di Terni, le olive della Puglia, il poncho del Perù e le borse taroccate. Così si fa del male a Roma". Una Roma dove, mese dopo mese, si spengono le luci delle vetrine e si abbassano le serrande. Diecimila locali sfitti in tutta la città. Duemila cinquecento negozi chiusi nel 2014. Il turnover è del 40 per cento. "Si apre e si chiude in continuazione -  spiega Giammaria - sull'orlo della disperazione le attività passano da una mano all'altra, da un titolare a un altro". A volte neanche te ne accorgi. Entri un bar che è rimasto chiuso due giorni per " lavori in corso". Dentro è tutto uguale a parte un'imbiancata alle pareti. Stessi cornetti, stesso cappuccino, ma dietro al bancone e dietro alla cassa non c'è più nessuno che conosci.