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Riforma. Sciopero a metà maggio dei rappresentativi? Troppo tardi. Intanto ANIEF, Unicobas e USB lo indicono per il 24 aprile

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A cosa serve uno sciopero generale indetto per metà maggio quando giorno 11 maggio il testo del DDL di riforma sarà licenziato dalla Camera?

Sì, perché, da nostre fonti sindacali, si è appreso che i sindacati rappresentativi (FLCGIL, CISL, UIL, SNALS, GILDA) starebbero pensando di organizzare uno sciopero generale per metà maggio. A cosa serve se giorno 11 il testo del DDL andrà al Senato e, come anticipato dalla nostra redazione, non sarà modificato?

I giochi saranno già stati fatti, mentre si attendono ancora le risonanze e gli effetti dello sciopero delle attività aggiuntive, indetto fino al 18 di aprile, data in cui ci sarà una manifestazione.

La verità è che la scuola scalpita e sono giunte alla nostra redazione notizie di RSU dei sindacati rappresentativi abilitazioneinfuriate per la blanda protesta messa in campo.

Nell’attesa, ANIEF, UNICOBAS e USB hanno indetto per il 24 aprile uno sciopero generale della scuola, con manifestazione che dalle 10 alle 13 riempirà Piazza della Repubblica, cui seguirà un sit-in dalle 15 alle 18.

Il comunicato dei tre sindacati

Cara/o collega, l’adesione allo sciopero generale di tutto il personale docente e ata della scuola, proclamato per il 24 aprile 2015 da diverse sigle sindacali, è una prima risposta che puoi dare al Governo mentre il Parlamento esamina gli emendamenti al disegno di legge su “La buona scuola”.

La riforma è stata finanziata nell’ultima legge di stabilità con nuovi tagli al personale ata, docente e vicario per assegnare ampi poteri al dirigente scolastico in tema di assunzioni, definizione degli organici, trasferimenti, merito senza il coinvolgimento del Collegio docenti e del Consiglio di Istituto, senza una contrattazione con le RSU. La chiamata diretta dagli albi regionali è incostituzionale e servirà per assegnare in organico funzionale non soltanto la metà dei neo-assunti per coprire le supplenze brevi ma anche chi ha presentato domanda di mobilità, sovrannumerario o titolare di cattedra, trasferito dal dirigente scolastico che adotta un piano triennale a cui dovrà adeguarsi il Piano dell’Offerta Formativa. Il piano di assunzioni non risolve il problema del precariato perché non recupera i 200 mila posti tagliati negli ultimi anni con la riduzione del tempo scuola in ogni ordine e grado, la cancellazione dell’insegnamento su moduli e della lingua inglese nella primaria, l’innalzamento del rapporto alunni-docenti, il dimensionamento della rete scolastica. Lascia fuori dal reclutamento gli idonei dei vecchi e dei nuovi concorsi, il personale educatore e ata, un terzo dei docenti inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento e tutti quelli inseriti nelle Graduatorie d’Istituto. Il finanziamento per la formazione obbligatoria e la valorizzazione del personale, invece, sarà utilizzato dal dirigente scolastico per premiare chi desidera, senza criteri oggettivi, in presenza del blocco del contratto e dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018, quando dal 2009 i nostri stipendi non sono stati più allineati all’inflazione.

Il Governo deve a ogni lavoratore 4 mila euro di arretrati di mancati aumenti di stipendio, l’interruzione e la restituzione della trattenuta del 2,5% TFR, il pagamento degli scatti di anzianità durante le supplenze e il riconoscimento per intero del servizio pre-ruolo nella ricostruzione di carriera, ma sembra averlo dimenticato. Non è possibile pensare che chi è nato nel 1960 avrà come pensione la metà dell’ultimo stipendio mentre chi è nato nel 1990 neanche un terzo, dopo aver lavorato una vita. La scuola deve formare cittadini cui spiegare il diritto al lavoro, deve garantire il diritto allo studio, deve poter utilizzare tutte le risorse esistenti perché non deve essere bella o buona ma sicura, deve saper sviluppare un pensiero critico e non trasformarsi in un diplomificio, non è un comune o un’azienda ma è la casa dove insieme educhiamo a una società più equa, giusta e solidale.

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