Milano, 30 luglio 2015 - 07:45

Fiumicino, secondo allarme in due mesi e il timore di una strategia
per sabotare l’hub (e il turismo)
Il videoracconto della giornata

La nota che Palazzo Chigi dirama nel pomeriggio per far sapere che il presidente del Consiglio Renzi «ha chiesto chiarimenti» al ministro dell’Interno Alfano

di Fiorenza Sarzanini

Canadair  durante le operazioni di spegnimento dell’incendio della pineta di Fiumicino (Ansa) Canadair durante le operazioni di spegnimento dell’incendio della pineta di Fiumicino (Ansa)
shadow

La situazione dell’aeroporto di Fiumicino adesso è un problema di ordine pubblico. La nota che Palazzo Chigi dirama nel pomeriggio per far sapere che il presidente del Consiglio Matteo Renzi «ha chiesto chiarimenti» al ministro dell’Interno Angelino Alfano fa ben comprendere quanto alta sia la tensione nel governo dopo il nuovo episodio che paralizza lo scalo romano e continua a mettere la capitale al centro della ribalta. Il tono usato sembra quello di un «richiamo», inizialmente al Viminale c’è sorpresa e poi anche rabbia per una sortita «così forte che sembra voler dimostrare quasi uno scarico di responsabilità».

shadow carousel
Fiumicino, incendio vicino all?aeroporto: decolli bloccati

In realtà in serata sono gli stessi collaboratori del presidente del Consiglio a chiarire che la richiesta è quella di «trovare una soluzione, lavorare insieme per evitare nuovi gravissimi danni causati da episodi come questi». Lo ripetono più volte: «Piena sintonia con il ministro Alfano, importante è capire che cosa sta davvero succedendo». Nessuno vuole dirlo esplicitamente, ma il problema è verificare se quello che sta accadendo al “Leonardo da Vinci” sia il risultato di una strategia che mira a far danno, a provocare conseguenze gravi all’aeroporto.

A far scattare l’allarme e alzare il livello di preoccupazione è il comunicato diffuso dal Corpo Forestale per sottolineare l’impegno «nelle operazioni di spegnimento dell’incendio», ma soprattutto per evidenziare che la scoperta di «tre differenti focolai farebbe pensare all’origine dolosa». Dolo, e così Renzi parla di «azione criminale» per intendere un sabotaggio che avrebbe evidentemente come obiettivo quello di mettere in difficoltà il settore del turismo, dunque l’economia italiana. Sarà la magistratura di Civitavecchia - che ha già aperto un fascicolo sulla vicenda - a dover verificare se effettivamente qualcuno abbia appiccato il rogo alla pineta di Coccia di Morto o se invece la causa possa derivare dal gran caldo di questi giorni, come del resto è accaduto in altre zone d’Italia, anche vicine a Fiumicino.

Il fatto che ci siano diversi punti di innesco fa sospettare che effettivamente qualcuno possa aver deciso di agire con un preciso obiettivo: mandare in tilt lo scalo. Il fumo provocato dal rogo in quella parte di boscaglia ha fatto in fretta ad invadere l’area riservata ai decolli provocando gravi ritardi alle partenze e un caos generale che si è riusciti a far rientrare soltanto a tarda sera. E in un giorno di massima affluenza come quello di ieri - fine luglio - le conseguenze sono gravi sia per quanto riguarda l’immagine, sia a livello economico. Anche tenendo conto che in serata un altro focolaio, sia pur senza conseguenze sull’operatività di Fiumicino, è scoppiato in un altra parte dello scalo: «Cancello 12», testata Nord della pista 3 zona di Maccarese. In linea d’aria sono circa 5 chilometri dalla pineta di Coccia di Morto e anche su questo adesso saranno svolti accertamenti.

Alfano si mostra prudente: «C’è un’inchiesta della magistratura e quindi aspettiamo i risultati. Sappiamo che il rogo scoppiato all’interno dell’aeroporto il 7 maggio scorso non fu doloso e dunque speriamo che gli accertamenti della magistratura anche su quanto accaduto ieri siano rapidi proprio per arrivare in fretta alla verità e così fare chiarezza su tutto».

Effettivamente le indagini condotte dal procuratore Gianfranco Amendola - confortate anche da alcuni filmati delle telecamere interne e dalle prime relazioni dei periti - hanno escluso che qualcuno possa aver appiccato l’incendio che due mesi fa provocò la chiusura del terminal 3 e conseguenze gravi sia per quanto riguarda i rischi per la salute di passeggeri e dipendenti, sia per l’efficienza delle compagnie aeree.

Il fascicolo è aperto per stabilire eventuali responsabilità dei dirigenti addetti alla sicurezza e adesso si ricomincia su quanto accaduto ieri. Il magistrato ha chiesto informative urgenti alla Forestale e ai Vigili del Fuoco, soltanto dopo aver letto i primi atti deciderà quale reato ipotizzare, ma appare scontato che si proceda per l’ipotesi dolosa. Oggi si deciderà invece se sia necessario potenziare la vigilanza esterna dello scalo, soprattutto per quanto riguarda quei cancelli che confinano con le zone boschive e che sono più esposte al rischio di sabotaggio, ma anche di semplici incidenti. Una decisione che dovrà essere presa con il capo della polizia Alessandro Pansa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ti potrebbero interessare anche articoli correlati
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT