Parla con lei

Letteratura: sostantivo di genere maschile

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Grandi polemiche in Francia dopo l’annuncio che, per il “bac 2015” (gli esami di maturità), gli autori prescelti sono ancora una volta due uomini: Paul Eluard e Gustave Flaubert. Dopo Raymond Queneau, Alfred de Musset, Charles de Gaulle, Samuel Beckett, Denis Diderot, Charles Perrault e Jean Giono ancora una volta niente donne. Come se le autrici donne non esistessero, oppure esistessero ma non fossero importanti, oppure fossero importanti ma comunque meno rilevanti dei colleghi maschi.

"Le donne sono sicuramente meno studiate degli uomini", reagisce Romain Vignest, presidente dell’Associazione dei professori di lettere. "Ma smettiamola di fare polemiche inutili. La questione della parità, con la letteratura, non c’entra. Altrimenti si sacrificherebbero grandi autori per concentrarsi su scrittrici di second’ordine". Difficile, però, seguire fino in fondo la logica di Monsieur Vignest. Chi potrebbe d’altronde, a parte Romain Vignest, definire di second’ordine scrittrici come Mary Shelley, Edith Wharton, Marguerite Duras o le sorelle Brontë?

Ammettiamo pure che non abbia senso porsi la questione della parità quando si parla di letteratura, che le polemiche appaiono talvolta strumentali e che sembra assurdo contestare l’importanza di autori come Flaubert o Beckett. Soprattutto nel passato, le donne che avevano la possibilità o il diritto di scrivere erano d’altronde poche, come ricorda bene Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé, parlando non solo della dipendenza economica nella quale, per secoli, si erano trovate le donne, ma anche dei pregiudizi atavici contro i quali le donne si erano dovute battere, e secondo cui l’intelligenza e la creatività erano considerate doti prettamente maschili. Ma da qui a considerare le donne come autrici di second’ordine, ovviamente, ce ne corre. Visto che accanto ai classici - soprattutto uomini - si fanno oggi studiare autori contemporanei; e che un Raymond Queneau non ha veramente niente da invidiare a una Marguerite Yourcenar o a una Joan  Didion.

Non si tratta di difendere l’idea che le ragazze dovrebbero poter avere modelli femminili cui identificarsi, invece di essere sempre e solo confrontate a modelli maschili - perché altrimenti anche a livello letterario si rischia di scivolare in un ormai insopportabile politicamente corretto. Si tratta solo di applicare in maniera corretta il criterio della qualità, scegliendo le opere da studiare indipendentemente dal sesso degli autori o delle autrici. E dare quindi a Cesare ciò che è di Cesare, anche se, talvolta, al posto di un Cesare c’è una Doris Lessing o una Alice Munro.   

Twitter: @MichelaMarzano