Un frame dalla puntata di Quinta Colonna. A sinistra Gianfranco Rotondi (foto via YouTube)

Quinte colonne grilline

Luciano Capone

Il rappresentante della “gente comune” che insulta i politici in tv è un politico amico di Di Maio

Roma. “Rotondi dice che è giusto il vitalizio, è una vergogna! Lo devono venire a dire a noi cittadini, che siamo incazzati! In Parlamento ci dovrebbero stare solo i rappresentanti dei cittadini, mentre oggi ci stanno i rappresentanti della casta! Ma non vi vergognate? Tagliati lo stipendio!”, urla il ragazzotto collegato dalla piazza in rappresentanza della gente comune e dietro lo striscione “a tutela degli onesti”, durante la puntata di “Quinta Colonna” dedicata ai furbetti del cartellino di Marigliano, in provincia di Napoli. Il destinatario delle invettive è Gianfranco Rotondi, parlamentare di lungo corso, che quando gli insulti della piazza si fanno più pesanti – “Imparate a vivere! Vergognosi! Ladri! Siete ladri!” – abbandona lo studio in polemica con il conduttore Paolo Del Debbio. “Lei non si rende conto che l’Italia è quella lì, lei vive in un altro pianeta!”, “No, questa è l’Italia che voi fabbricate”, risponde garbatamente Rotondi. E in effetti ha ragione il vecchio democristiano, che di piazze ne conosce tante e negli anni ha imparato a distinguere quelle vere da quelle cammellate. Perché il ragazzotto che inveisce contro di lui non è un cittadino qualunque, ma un politico, e non è neppure di Marigliano, ma della vicina Pomigliano d’Arco, dove si è candidato a sindaco per il Movimento 5 stelle.

E non è un semplice consigliere comunale del M5s, ma l’alter ego di Luigi Di Maio. Si chiama Dario De Falco, è l’amico del cuore del vicepresidente della Camera e rappresenta cosa sarebbe stato Di Maio con qualche decina di preferenze in meno, senza capelli e un viso più paffuto. I due si conoscono fin da ragazzi, da quando frequentano la stessa scuola superiore e da lì fanno un percorso parallelo, che però porterà il primo a fare il candidato premier e il secondo il finto cittadino comune in tv. Vengono entrambi eletti rappresentanti d’istituto del liceo classico, poi entrambi si iscrivono a Giurisprudenza alla Federico II di Napoli, fondano un’associazione studentesca di cui diventa presidente prima De Falco e poi Di Maio ed entrambi vengono eletti rappresentanti degli studenti. De Falco come Di Maio fa il webmaster ed entrambi sono ancora studenti fuori corso.

 

Una foto con Luigi Di Maio dal profilo Facebook di De Falco

 

De Falco, che è di un paio d’anni più grande, è il mentore di Luigi, è più persuasivo del papà di Di Maio che vorrebbe inserire il figlio in Alleanza nazionale: “Il mio amico Dario De Falco mi ha convinto a sostenere l’iniziativa legislativa del M5s Parlamento Pulito”. I due ragazzi si candidano alle elezioni comunali di Pomigliano d’Arco del 2010, con Di Maio che prende 59 preferenze e De Falco che ne prende 32. Nessuno dei due viene eletto, ma probabilmente è grazie a questa leggera affermazione che quando due anni dopo ci sono le Parlamentarie per decidere i candidati alle politiche, il gruppo di Pomigliano decide di puntare su Luigi, che prende la bellezza di 182 voti ed è il secondo più votato in Campania dopo Roberto Fico. A saperlo prima i gemelli grillini avrebbero potuto dividersi i voti, visto che altri grillini sono entrati in Parlamento con una cinquantina di preferenze. Ma Di Maio, che nel frattempo è diventato vicepresidente della Camera e una figura di spicco del M5s, non si dimentica degli amici e fa scegliere l’amico come candidato sindaco del M5s a Pomigliano alle comunali del 2015: “Dario De Falco sarà il candidato sindaco del Movimento 5 stelle a Pomigliano, la mia città – disse Di Maio. Ci siamo conosciuti all’età di 15 anni. Se oggi sono in questo Movimento lo devo a lui che nel 2007 ebbe il coraggio di coinvolgermi nel primo V-Day”.

 
De Falco perde poi le elezioni, ma viene eletto consigliere comunale e diventa leader cittadino del M5s.

È questo l’identikit della “gente comune” chiamata in tv a sbraitare contro la “casta” in rappresentanza del “paese reale”. Ma in realtà si tratta di un paese fake, piazze piene di politici improvvisati che fanno finta di essere “cittadini” per poter diventare politici delegittimando gli avversari. È la rappresentazione di una finzione, che speculando su sacche di disagio e indignazione reale gonfia la bolla populista. La quinta colonna del grillismo servirà solo a dare un po’ di popolarità ai professionisti dell’anticasta politica e mediatica, qualche punto di share per i talk-show e uno stipendio da politico ai webmaster fuoricorso.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali