Come un hashtag di cui non sappiamo nulla diventa "la nuova minaccia di Isis all'Italia"

La storia dell'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome è un ottimo esempio di come la propaganda di Isis possa essere efficace col minimo sforzo grazie allo scandalismo e alla scarsa accortezza di buona parte dei media, e di chi li informa. Ieri sera Rita Katz, co-fondatrice del SITE Intelligence Group che...

La storia dell'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome è un ottimo esempio di come la propaganda di Isis possa essere efficace col minimo sforzo grazie allo scandalismo e alla scarsa accortezza di buona parte dei media, e di chi li informa. Ieri sera Rita Katz, co-fondatrice del SITE Intelligence Group che monitora regolarmente account e forum del Califfato, annuncia in un tweet: "Profili collegati a ISIS avvertono: 'Isis a Roma, con la volontà di Dio'. E creano l'hashtag #We_Are_Coming_O_Rome".

#ISIS linked accounts warn, "#ISIS to Rome, God willing"; create hashtags: #We_Are_Coming_O_Rome; pic.twitter.com/VjxSf93oHZ

— Rita Katz (@Rita_Katz) February 19, 2015

Le domande non mancano: quanti "profili collegati a Isis"? Quanti rilevanti all'interno di un network che, abbiamo appreso, è strutturato in modo tutt'altro che casuale, e prevede che alcuni nodi siano più importanti, strategici di altri? Che significa "collegati"? E dove starebbero i tweet con quell'hashtag? Io stesso ne ho reperito uno solo, peraltro prodotto dopo, e non prima, l'annucio di Katz. È la traduzione di un hashtag in arabo? Mistero. Insomma, non solo non sappiamo quanto sia credibile la minaccia concretamente apportata da quei tweet: non sappiamo nemmeno quanto sia fondata e importante la "notizia" data da Katz.

Come spesso accaduto in passato, l'analista non risponde alle molteplici richieste di chiarimenti sul social network:

.@Rita_Katz how many "ISIS linked accounts" approximately? How many of them significant in ISIS' online network? #We_Are_Coming_O_Rome

— Fabio Chiusi (@fabiochiusi) February 19, 2015

Del resto, le analisi di Site sono a pagamento: l'organizzazione è esplicitamente for profit, e finire costantemente su tutte le prime pagine di certo non guasta, da questo punto di vista. Come sostenuto in passato da diversi critici, anche al costo di dare - forse anche a causa dei tragici trascorsi in famiglia - risalto a minacce rivelatesi poi inconsistenti. Scriveva infatti il New Yorker, in un suo profilo a maggio 2006:

Per il prossimo tweet-annuncio di Katz e Site: cautela (2006)http://t.co/KcVYt3tMUJ #We_Are_Coming_O_Rome pic.twitter.com/jY2XkJM9QM

— Fabio Chiusi (@fabiochiusi) February 20, 2015

Sarebbe una questione importante ma tutto sommato secondaria se i media, invece di limitarsi a riportare la "notizia" senza porsi troppe questioni, sopperissero con la loro professionalità ai vuoti - metodologicamente inaccettabili - lasciati da Katz. Il problema è che troppo spesso non è così:

@Rita_Katz your tweet has already produced this (pic) in italian media. So can you be more specific? pic.twitter.com/bfn305e56A

— Fabio Chiusi (@fabiochiusi) February 19, 2015

Risultato? Il combinato disposto di mancata verifica e approfondimento da parte dei media e di scarsi o nulli dettagli forniti da Katz è devastante: una imprecisata serie di tweet da un imprecisato numero di profili Twitter di imprecisati sostenitori di Isis diventa "la nuova minaccia di Isis" all'Italia, generando nel pubblico l'impressione che i terroristi siano alle porte del nostro Paese, pronti a invaderci o quasi. Missione compiuta per i propagandisti del Califfato, e - scrive Giornalettismo, che è risalito all'hashtag in lingua originale che motiverebbe (il condizionale è d'obbligo, visto che la fonte non aiuta) il tweet di Katz - con solo "all'incirca 18 tweet da una quindicina di utenti", peraltro "quasi tutti uguali", e "la cui finalità è condividere immagini di propaganda che riportano una marcia su Sirte", più che su Roma.

Secondo i dati forniti da Voices from the Blogs - che studia da tempo la materia - a Wired.it, poi, l'espressione incriminata, con o senza hashtag, ha prodotto "meno di 50 tweet dal 14 febbraio ad oggi sui circa 1,6 milioni di tweet in arabo che parlano di Isis", spiega il co-fondatore e docente all'Università di Milano, Luigi Curini. Un po' poco insomma per giustificare gli allarmismi letti nelle scorse ore.

Non che la Capitale, in quanto simbolo della cristianità, non rientri nei piani ideologici di Isis: a quanto sappiamo, ne rappresenta piuttosto l'obiettivo ultimo. È che la propaganda andrebbe pesata e compresa prima di essere ripetuta ai quattro venti, se non si vuole fare il gioco dei terroristi. Del resto, proprio mentre dopo la segnalazione di Katz l'hashtag veniva colonizzato da utenti italiani intenti o a dirsi pronti ad affrontare lo Stato Islamico (nutrendone la retorica apocalittica) o a deriderlo, un profilo pro-Isis twittava una terribile verità: "I media fanno mezza Jihad". Quindi, per l'ennesima volta: facciamo attenzione a come la raccontiamo.

"Half of Jihad is media" - so be careful how you report about it #We_are_comin_O_Rome pic.twitter.com/8VJtSXqdwb

— Fabio Chiusi (@fabiochiusi) February 19, 2015