Mi Expongo

La mia fonte più aggiornata sull’Expo è mia madre, nel senso che io non seguo l’evento.

Expo2015

Mia madre si è detta entusiasta del discorso di apertura dei vari esponenti. Io, probabilmente incorrendo in peccato contro il Quarto, l’ho insultata.

Anzitutto l’ho insultata perché, dopo decenni di imbonimento da parte dei sindacati, non ha ancora sviluppato un fiuto di critica e sospetto nei confronti dei demagoghi di turno.

Poi l’ho insultata perché trovo incomprensibile il suo tentativo continuo di piegarmi al plauso del popolo-bue.

Venendo ai fatti. “Renzi, Pisapia… che belle parole”. Così la mamma.

Trovo più belle, negli stessi giorni, le parole di D’Attorre a Omnibus.

Il DEF, per chi non lo sapesse, è QUESTO documento.

Mi capite? I politici sanno, i giornalisti sanno quali sono le possibilità di ripresa e sviluppo, sanno quali sono i confini e le durate della crisi, ma a noi non dicono nulla, o lo dicono in modo tale da passare ignorato a tutti.

Però fanno bei discorsi all’Expo.

Ecco il primo elemento che mi rende totalmente distaccato dal tema.

Continua la madre: “è intervenuto anche il Papa”. Immaginando il copione, l’ho incalzata: avrà parlato dei poveri e dell’importanza di uno sviluppo che tenga conto di tutti. Ho indovinato. Poi ho chiesto a mamma se il Papa avesse parlato di Gesù. Non mi ha risposto.

Sono andato alle fonti. Il discorso riportato su Vatican.va non contiene il nome di Gesù – ignoro se ci sia nel video, non guardo video del Papa – ma contiene un riferimento al “Figlio di Dio”, al “pane quotidiano”, all'”amore” e alla “energia di vita”. Soprattutto però il video messaggio insiste sul tema caro a Francesco, quello tutto antropocentrico e in parte pauperocentrico:

[Il tema] sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano. Vorrei che ogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che passerà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei meravigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti. Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’esserela vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino muoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva. (QUI)

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La “presenza nascosta” e il volto da cui partire, il volto da custodire e da “percepire”, il vero “protagonista dell’evento” deve essere quella “degli uomini e delle donne che hanno fame”.

Matteo 25 docet, nell’affamato vediamo il Signore. Il Papa sicuramente saprà dedicare parole di fuoco fra poco più di un mese, quando si troverà faccia faccia davanti al volto della Sindone.

Sta di fatto che il sottoscritto, andando per padiglioni Expo, dovrà pensare a chi ha fame. E non perché negli affamati patisce Cristo, ma per gli affamati in quanto tali – così almeno si interpreta dalle parole del Pontefice prese in se stesse.

Vorrei deprimermi, ma mi consolo per tre motivi.

Primo, almeno non si è limitato ad una telefonata.

Secondo, le alternative a Francesco sono tutte peggiori, come documenta il degrado della Loggia nel suo nuovo Gran Maestro.

Terzo, a fronte delle chiacchiere di circostanza, ci sono pur sempre nel mondo studiosi e dati per nutrire non solo il corpo, ma anche la mente (quanto allo spirito, per oggi soprassediamo).

Come Socci su Libero (QUI), che ci rimanda allo studio puntuale dell’agronomo Luigi Mariani e con esso illustra un modo meno retorico e più verificabile circa la questione:

1. al contrario di quanto quasi tutti vanno in questi anni dicendoci, il clima non si è fatto più proibitivo per fare agricoltura, in quanto un clima più proibitivo non consentirebbe di garantire gli incrementi di resa cui stiamo tuttoggi assistendo.
2. le periodiche intemperanze del tempo atmosferico (siccità, piovosità eccessiva, gelo, ecc.) sono ampiamente controbilanciate dai maggiori livelli di CO2 e dalla sempre migliore tecnologia umana (in termini di nuove varietà, concimazioni, irrigazioni, trattamenti fitosanitari, diserbi, tecniche conservazione dei prodotti, ecc.), la quale garantisce un sempre più efficace adattamento alla variabilità climatica.
3. se la tecnologia ci sta dando oggi questi risultati è nostro dovere cercare di estenderla anche nelle aree del pianeta che ancora non ne godono, in modo da estendere all’intera popolazione mondiale quella sicurezza alimentare di cui oggi, secondo dati FAO, gode l’89% della popolazione mondiale stessa (mentre nel 1970 ne godeva solo il 63% e nel 1950 meno del 50%).
Questi dati consentono a mio avviso un ragionevole ottimismo circa la nostra capacità di adattamento, capacità che costituisce uno degli attributi più importanti della “civiltà”, in base alla frase dello storico Emmanuel Leroy Ladurie secondo cui la civiltà è da un certo punto di vista da intendere come l’insieme di sistemi messi appunto dall’uomo per combattere la dittatura del clima. (QUI)

Un salto al di qua di qualsivoglia catto-comunismo o neo-malthusianismo, il che non è poco. Chissà, magari il sito di Mariani può essere una buona alternativa a tante balle, genericismi o anche solo frasi di circostanza. Segniamocelo: agrariansciences.blogspot.it.

Tornando alla mamma, che si preoccupi di prepararmi dei buoni cannelloni domenica ventura, sono il suo miglior contributo all’Expo: “nutrire la famiglia”; i discorsi su politici e pontefici lasciamoci al web e alle altre istituzioni farisaiche.