Lidia mi ha scritto che lei, la vita, non la ama. Cioè, la amerebbe se fosse diversa. Se avesse la possibilità di sentirsi importante, di realizzare qualcosa di sensato, di essere libera. Invece, sono anni che si trascina. Che senso può mai avere la vita quando tutto va a rotoli, quando non riesci a trovare una persona che ti ama così come sei, quando hai la sensazione di fare tutto quello che pensi che si debba fare e poi, nonostante gli sforzi, non ottieni nulla? Lidia ha solo ventitré anni. E quando dico «solo», è perché a ventitré anni, di fatto, si ha ancora tutta la vita davanti. E, almeno in teoria, ci sono tante cose che si possono immaginare, sperare, cambiare; tante cose che possono succedere e sorprenderci; tante cose che possono aiutarci a ridare senso anche a ciò che senso non ha. Si può cambiare lingua e trasferirsi in un altro paese. Si possono incontrare tante persone e avere mille opportunità. Si può ricominciare tutto da capo. Io, ad esempio, ne avevo vent’otto quando sono arrivata in Francia. Non perché l’avessi deciso a tavolino, anzi. Io ero una di quelle che diceva sempre che non se ne sarebbe mai andata via dall’Italia. E invece è successo: è bastato un incontro per cambiare tutto e ripartire da zero – visto che quando sono arrivata a Parigi non parlavo nemmeno francese, e non immaginavo nemmeno lontanamente quello che mi sarebbe potuto succedere. Ma ho seguito il consiglio di una persona che, un giorno, mi disse che forse il mio errore ero quello di mettercela tutta, ma veramente tutta, per controllare la vita, senza capire che talvolta bisogna anche «lâcher prise» – come si dice appunto in francese, e che si potrebbe tradurre in italiano con «lasciarsi andare». Lasciarsi andare a quello che succede, smetterla di voler controllare sempre tutto, accogliere l’imprevisto. E poi scoprire che qualcosa «accade» quando meno ce lo si aspetta. Forse proprio perché ci si è dati l’opportunità di accettare che qualcosa succedesse indipendentemente dalla propria volontà.
Allora, invece di rispondere a Lidia che la vita la si deve amare indipendentemente da tutto e che è bene che continui a fare sforzi e a impegnarsi, le racconto frammenti della mia esistenza. Le scrivo che l’amore non lo si controlla mai, e che non è frutto né del «merito» né del «sacrificio». L’amore, esattamente come tante altre cose, accade. Anche quello per la vita. E talvolta basta anche solo lasciarsi andare a quello che si desidera per rendersi conto che le giornate si riempiono di gioia.
Non è il riconoscimento altrui che ci rende preziosi. Il nostro valore è indipendente da come ci guardano o ci giudicano gli altri. Siamo importanti. Punto e basta. Semplicemente perché siamo. Ed è solo quando ci riconosciamo noi stessi – con i nostri difetti e le nostre ferite, i nostri sogni e le nostre speranze – che può poi accadere di incontrare chi è capace di guardarci con i nostri stessi occhi. E quindi accettarci. E quindi riconoscerci. E quindi amarci.
Talvolta, è proprio quando la vita sembra andare a rotoli che poi si ritrova il bandolo della matassa. Smettendola di chiedere agli altri quello che gli altri non possono darci. Non perché gli altri siano «cattivi». Solo perché, certe cose, ce le possiamo dare solo noi. Il resto segue. Prima o poi segue sempre. Come quelle risposte che tardano a venire ma che poi, un giorno, ci appaiono evidenti