Cultura

"La ragazza indossava Dior", in un fumetto i dieci anni che rivoluzionarono il mondo della moda

Nel 1947 fece sfilare in passerella il suo "New Look" e da quel giorno tutto cambiò: ora la francese Annie Goetzinger in un graphic novel rende omaggio allo stilista francese e ci catapulta al numero 30 di Avenue Montaigne, nell'atelier parigino della maison dove tutto ebbe inizio

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"SI CITANO sempre tre grandi nomi nella haute couture francese: Chanel, Dior e Saint Laurent. Molto si è scritto sugli altri due, ma poco su Christian Dior": così Annie Goetzinger, una delle disegnatrici più rappresentative del fumetto francese, spiega la sua scelta di dedicare allo stilista un graphic novel, La ragazza indossava Dior (Bao Publishing, 128 pagine a colori, cartonato, 19 euro) dove racconta i dieci anni, dal 1947 al 1957, che hanno visto l'ascesa della Maison Dior e che hanno cambiato per sempre il mondo della moda. Attraverso l'esperienza di Clara, una ragazza cresciuta in una famiglia di sarte con l'ambizione di diventare redattrice fashion, conosciamo lo stilista e ne seguiamo l'ascesa: dal primo, rivoluzionario défilé che aprì le porte al "New Look" all'isolamento nella natura che gli permetteva di ideare le nuove collezioni, dalle proteste delle donne americane contro la gonna troppo lunga da lui rilanciata fino al lavoro quotidiano nel suo famoso atelier di Avenue Montaigne a Parigi. "Gli universi del fumetto e del lusso sono distanti come stelle in galassie diverse", ammette Annie Goetzinger che per lavorare alla biografia ha contattato la Maison Dior. "Avevo firmato un contratto con il mio editore ma non avevo alcun motivo per non parlare di questo progetto alla Maison. Ho avuto subito un'accoglienza calorosa, ho potuto accedere agli archivi, ma soprattutto al 'sancta sanctorum' che è l'hotel particolare di Avenue Montaigne, ai suoi saloni, ai camerini di prova delle modelle. Il movimento in quegli spazi mi interessava, buona parte della storia si ambienta al chiuso e, anche vuoti, quei luoghi parlavano della loro storia. In seguito ho avuto delle piacevoli conversazioni con le couturières che nel 1947 erano adolescenti e cominciavano a lavorare per Dior. Mi hanno fatto provare l'emozione di aver consacrato la vita al bello, all'eleganza. E com'erano eleganti loro stesse!".
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Le pagine del tuo libro, proiettano direttamente negli Anni 50, sembra di respirare l'aria elegante degli atelier parigini, come ci sei riuscita? Hai preso ispirazione dai magazine di moda di quegli anni?
"Ho una bella biblioteca sulla moda, preferisco sempre le foto d'epoca alle mostre retrospettive, per via di ciò che ritraggono: la donna e l'abito. Sono fresche, vive. Anche in bianco e nero. I vestiti sui manichini, invece, sono sterili, senza anima. Mi informano sulla costruzione, sui colori, nulla più".

Come ha fatto Dior a conquistare l'america degli anni 50, fatti di pin up e star di Hollywood?
"Le stelle americane, come Marlene Dietrich, Lauren Bacall, Ingrid Bergman e Ava Gardner sono presto diventate clienti di Christian Dior a Parigi. Lui aprì anche una maison a New York, fin dal principio. Nonostante le iniziali reticenze e le incomprensioni – evocate anche nel mio libro – la sua moda è stata adottata e adattata tanto per la strada quanto sullo schermo dalle costumiste hollywoodiane. Il Signor Dior diceva 'less is more'. La copia snatura spesso l'originale, è il prezzo da pagare per la popolarità".

Clara, la protagonista del tuo romanzo, è realmente esistita? C'è qualcosa di te in lei?
"Lei è una giovane che viene da un contesto umile e che diventa l'eroina della propria vita grazie al talento di un creatore, Christian Dior. Io e lei abbiamo in comune solo il fatto di essere cresciute tra le sarte. Le ho dato le fattezze di Audrey Hepburn perché ho adorato l'attrice in Vacanze romane. Ha un'eleganza così esile, così moderna!".

Secondo te qual è la caratteristica più importante introdotta da Dior nella moda?
"La costruzione di un vestito di Chirstian Dior incastona il corpo di una donna come l'oro fa con una pietra preziosa... Il 12 febbraio 1947 è la sola rivoluzione con la data precisa nella storia della moda, il giorno il suo primo défilé. Come tutti i grandi stilisti, è ancora influente. Si 'declina', si 'rende omaggio'... Succede nella moda e in molti altri campi, in fondo. I mei modelli preferiti? Amo l'insieme della sua forza creativa: si può amare una tela in particolare di un pittore, ma un tailleur?".

Quanto è importante la moda nella tua vita?
"La moda della strada è uno spettacolo che mi incanta. L'accostamento dei vestiti, dei colori, delle materie, ciò che si fa per scelta di stile o per caso: sono cose che raccontano tantissimo delle persone, non sempre in modo lusinghiero. Poi immagino la forza di persuasione di certe commesse: 'Quest'anno si porta attillato...', 'Ma no che non la ingrassa, proviamo con una cintura...', 'Il fucsia va tantissimo, ma vuole provarlo in turchese?', 'Ma certo, quest'anno è TUTTO a righe', 'La stampa leopardata è nel Dna di questo stilista'!"