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Adotta un’abolizionista della prostituzione anche tu

 Immagine tratta dalla campagna "Pronunciate il vostro femminismo Spurio. Sei femminista e...?

Immagine tratta dalla campagna “Pronunciate il vostro femminismo Spurio. Sei femminista e…?

Le abolizioniste della prostituzione? Senti questa. Esercitavo la professione in un appartamento all’ultimo piano di un vecchio palazzo in fase di ristrutturazione. Il proprietario teneva molto al fatto che il “degrado” non facesse perdere valore all’immobile. Finché si era trattato di fare abbassare il prezzo per comprarlo non c’erano problemi per la mia presenza. Anzi, se fosse stato in grado ne avrebbe mandate altre come me, perché per ciascuna di noi il prezzo crollava ancora un po’.

Quando però, dopo l’acquisto, iniziò a ristrutturare, sperando in un buon affare per la vendita degli appartamenti, teneva a farmi sapere che la mia presenza non sarebbe stata tollerata a lungo. Il punto è che io avevo un contratto bloccato per otto anni e pagavo regolarmente tutti i mesi. Svolgevo il mio lavoro con molta discrezione e dunque non c’era alcun motivo per cacciarmi via. Allora senti cosa s’è inventato questo speculatore di bassa lega. Mandò sua moglie a farmi la morale e lei fu la prima abolizionista della prostituzione che ho incontrato.

Sosteneva che dovevo avere più rispetto per me stessa e aveva lo stesso piglio un po’ fanatico di una antiabortista quando va in giro per il reparto di maternità e sottopone la bellezza di un bambino già nato ad una che ha appena abortito. Nel caso tu non subisca alcun condizionamento passano agli insulti e ti fanno vedere le immagini dei feti squartati. La tipa cercò di fare l’amica, io l’accolsi gentilmente, anche se sentivo il puzzo di marcio da lontano. Mi chiese notizie dei miei familiari, come mai non mi ero sposata e sistemata o non avevo avuto figli. Chiese se avessi avuto traumi da piccola e se qualcuno mi ricattava. “Lo so che non me lo puoi dire – affermava – ma se hai bisogno di aiuto, per sfuggire a qualcuno, sappi che io per te ci sono sempre”. E poi, notando che le sue chiacchiere non sortivano alcun effetto mi parlò di donne, prostitute, sfruttate e fatte a pezzi. Tanto per farmi gradire un po’ di terrorismo psicologico e un po’ di sensi di colpa. Perché era ovvio che se un’altra era sfruttata era colpa di quelle come me che non lo erano. Logico, no?

In definitiva lei si trasformò in una stalker che faceva scappare anche i miei clienti. Stava lì a spiare in cima alle scale e appena arrivava uno gli faceva domande imbarazzanti e quello, pensando che la sua privacy fosse stata messa a rischio, diceva che aveva sbagliato palazzo, porta, pianerottolo, e andava via. Un giorno decisi di affrontarla e chiesi perché avesse così tanta voglia di rovinarmi gli affari. Continuò a fare l’ipocrita dicendo che avrei dovuto redimermi, perché il mio destino poteva essere migliore, e quando la insultai e la misi alle strette urlò che se gli affari mi fossero andati male sarei stata costretta a lasciare il palazzo.

Dopodiché la stronza, non contenta, raccontò di me alla sua parrocchia, non so se della chiesa cattolica o di quella radicale femminista, e una a una arrivarono tutte in processione con l’idea fissa di salvarmi da un lavoro che io avevo scelto. Voi non potete immaginare il livello di fanatismo di costoro. Via via che la faccenda andava avanti, tra l’altro, si infervoravano sempre di più e giacché erano convinte di fare una cosa buona e giusta non ebbero dubbi circa il fatto che avrebbero dovuto dire ai militari quello che facevo in quel palazzo. Meglio sapermi in galera o in mezzo alla strada che a fare la puttana in casa mia, al caldo, senza correre alcun rischio. Magnanime fino all’eccesso ‘ste pie donne non avevano messo in conto il fatto che alcuni gendarmi fossero miei clienti.

Gli parlai di quello che le tipe stavano facendo e un bel giorno arrivò un loro collega a parlare con il padrone di casa. Disse che l’edificio veniva su bene e che avrebbe voluto dare un’occhiata perché forse avrebbe comprato. Però disse che gli piacevano le cose come stavano e che in ogni caso voleva essere sicuro che tutto fosse realizzato a norma. In fondo si trattava di un loro potenziale cliente. Uno di quelli che ti creano problemi perché vogliono guardare tutte le carte e non stanno zitti se gli fai trovare una crepa o un tubo rotto dopo aver acquistato l’appartamento.

Poi arrivarono, credo, altri amici, dei civili, e fecero più o meno lo stesso discorso. Dissero che volevano assicurarsi che tutto fosse fatto bene perché intendevano valutare la possibilità di un acquisto. Inizialmente io non collegai le due cose, né mai i miei clienti militari mi dissero nulla, fino a che non l’accennò il padrone del palazzo, quando disse che aveva capito l’antifona e bastava così. “Non mi mandi più nessuno a controllare… non la disturberò più… ci vediamo a fine contratto d’affitto”. Io rimasi un po’ allibita perché quei clienti, tra l’altro, non mi avevano fatto pesare la cosa. Non mi avevano chiesto sconti e si erano comportati come sempre.

Però a me bastò quell’esperienza per capire quanto sono letteralmente fastidiose le abolizioniste che non ti ascoltano mai quando hai da dire loro qualcosa che riguarda te. Non vedono a un palmo dal proprio naso e non si curano di nulla che non sia il loro stesso progetto di società moralmente affine alle loro idee. Passarono gli otto anni d’affitto e ovviamente non mi fu rinnovato il contratto, ma non potrò mai dimenticare quante difficoltà mi crearono quelle due persone e quando cercai una nuova casa ne trovai una in campagna, non molto isolata, ma con una piena garanzia della privacy per chiunque. Mi hanno costretta a diventare più prudente perché se stai in periferia sei più soggetta ad aggressioni. Posso dire che a me è capitato solo una volta di ricevere la visita di uno che venne ubriaco e ho faticato un po’ a buttarlo fuori. Con il telefono pronto per chiamare i gendarmi nel caso in cui avesse tentato di rientrare.

Dopo tanti anni di onorata carriera posso dire comunque che non mi sono mai pentita del lavoro che ho fatto. Oggi vivo in un altro Paese e con i soldi guadagnati ho avviato un’attività che mi piace molto. Ho trovato la mia strada e spero voi troviate la vostra. Ma più di tutto vi dico che, dato che l’ho provato sulla mia pelle, va analizzato il fenomeno delle abolizioniste che si sentono orfane di donne da salvare. Vi prego, se qualcuna ha un buon cuore, adottate una abolizionista e fatele credere di avervi salvato. Gratificatele quel tanto che basta a tenerle fuori dalle balle di molte altre che vogliono essere lasciate in pace e tentano di conquistare altri diritti.

Adottatene una e ditele che sono autorizzate a sentirsi come Cristo. Saranno le puttane che andranno da loro per farsi salvare. Spontaneamente. Se lo vogliono. Ecco. Perciò che se ne stiano ferme in un luogo specifico, un bel tempio, perché se si muovono, poi, come fanno quelle altre a trovarle?

Ps: questa è una storia vera. Grazie a chi me l’ha raccontata. Ogni riferimento a cose, fatti e persone, è puramente casuale.

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3 pensieri su “Adotta un’abolizionista della prostituzione anche tu”

  1. be io che ormai ho una certa età…potrei farmi circuire da una abolizionista e farmi pagare le bollette, così lei si garantisce un fioretto verso il paradiso hahaha

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