Milano, 30 marzo 2015 - 17:09

La lente a contatto telescopica capace di «zoomare» con un battito di ciglia

Facendo «l’occhiolino» si può allontanare o avvicinare il campo visivo: servirà soprattutto a chi ha perso la visione centrale per una degenerazione maculare

di Elena Meli

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Sembra quasi una diavoleria da supereroi ma potrebbe rivelarsi un’ottima soluzione per i pazienti che stanno perdendo la vista, ad esempio per chi soffre di degenerazione maculare: la lente a contatto telescopica presentata all’ultimo congresso annuale dell’American Association for the Advancement of Science a San Jose, in California, promette infatti di restituire almeno un po’ di vista a chi la sta perdendo.

Basta fare l’occhiolino

La lente in grado di zoomare per avvicinare o allontanare il campo visivo, rendendo più semplice vedere anche a chi ha difetti gravi della vista, è stata messa a punto da un gruppo di ricercatori dello Swiss Federal Institute of Technology di Losanna, in Svizzera. Più grande di una normale lente a contatto (copre anche un po’ della sclera, la parte bianca dell’occhio), è rigida e contiene minuscoli specchi in alluminio, sistemati come una sorta di anello attorno al centro; quando la luce passa attraverso quest’area, i mini-specchietti la riflettono diverse volte, facendo sì che gli oggetti guardati dal paziente risultino 2.8 volte più grandi di quanto siano in realtà. Per passare dalla visione normale a quella ingrandita le lenti devono essere indossate assieme a occhiali elettronici speciali: quando si fa l’occhiolino da un lato, l’occhiale si polarizza e indirizza la luce sulla parte “telescopica” della lente; quando si strizza l’altro occhio, si ritorna a un passaggio di luce normale e l’ingrandimento viene eliminato.

Prototipo ancora da sperimentare sull’uomo

La lente deriva da un prototipo precedente “fisso”, in cui non era possibile passare da un ingrandimento all’altro. Inoltre, si sta cercando di migliorarne la portabilità: al centro è abbastanza spessa, per cui il vecchio modello non poteva essere indossato troppo a lungo per non danneggiare l’occhio impedendone l’ossigenazione. «Per ovviare al problema abbiamo inserito micro-canali che lasciano scorrere l’aria fino all’occhio – spiega Eric Tremblay, il coordinatore del progetto –. Con queste modifiche speriamo di iniziare a breve i test sull’uomo: finora abbiamo condotto gli esperimenti con un modello di occhio umano che trasmette sullo schermo di un computer la visione possibile con le lenti». Che potrebbero essere difficili da usare per chi ha infermità tali da renderne difficile il controllo, ma sarebbero una grossa opportunità per molti altri pazienti con deficit visivi gravi: chi ad esempio ha una degenerazione maculare senile, nella quale viene gradualmente persa la parte centrale del campo visivo, potrebbe trarre non poco giovamento da una lente a ingrandimenti come questa. Peraltro si tratta dell’ultima di una lunga serie di lenti a contatto “intelligenti”, tutte ancora in fase di studio: sono altrettanto interessanti quelle che incorporano minuscoli sensori di pressione, in grado di valutare la presenza del glaucoma o le lenti che possono misurare il glucosio nel sangue, utili per i diabetici.

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