Ci si può veramente innamorare di «chiunque»? Certo, se per «chiunque» si intende una persona che non corrisponde affatto alle nostre aspettative, che non coincide con quell’immagine che ce ne siamo fatti da bambini, che non è necessariamente biondo con gli occhi azzurri o castano con gli occhi verdi, che non è né attore né cantante, né ingegnere né architetto… Ci si può effettivamente innamorare di chiunque, quindi, a patto che questo chiunque sia capace di riconoscerci e di accettarci, di amarci per come siamo e di non volerci cambiare.
Un chiunque che, allora, non è affatto «chiunque». Anche semplicemente perché è quasi un miracolo incontrare una persona che non si aspetti niente da noi, che non proietti su di noi alcun ideale, che ci ami così, per quello che siamo, e con la quale si possa dunque scoprire la libertà di non dover né fingere né mentire.
Chiunque, allora! Anche se ci vogliono mesi, e talvolta anche anni, prima di rendersi conto che è proprio «lei» la persona di cui si sopporta tutto, anche quando ha delle manie e delle caratteristiche che non ci vanno proprio giù; che è proprio «lei» la persona di cui ci fida completamente, anche quando su mille cose non possiamo contare su di lei perché è distratta, non si ricorda quello che le abbiamo chiesto, capisce solo quello che vuole capire; che è proprio «lei» la persona che amiamo e che ci ama, perché è capace di essere presente sempre, anche quando non è fisicamente lì, ed è in grado di darci la certezza di essere unici e insostituibili.
Chiunque, appunto! Non certo, però, perché l’anima gemella non esista e basti rispondere alle domande del test messo a punto dal dott. Aron secondo il quale, quando si abbattono le difese e si crea intimità tra due persone, allora ci siamo: è amore! È chiunque, ma è un chiunque speciale. È chiunque, ma è un chiunque unico. È chiunque, ma è un chiunque non intercambiabile.
Ma che dice esattamente questo test di Arthur Aron tornato di moda da quando Daria Bignardi, alla Invasioni, ha cominciato a usarlo per capire se tra lei e l’ospite di turno scoccava l’amore? Secondo lo psicologo americano, basterebbe rispondere a 36 domande specifiche per capire se, alla fine del questionario e dopo essersi guardati negli occhi per quattro minuti, due persone che si incontrano per la prima volta si stanno o meno innamorando. Cosa significa per te l’amicizia? Cosa ti piacerebbe fare in una giornata perfetta? Che tipo di relazione hai con tua madre? Quand’è stata l’ultima volta che hai piano di fronte a qualcuno? E da solo? Insomma tutte quelle domande che, prima o poi, vengono fuori in una coppia. Solo che qui, nel test di Aron, i tempi si accelerano e si va subito al punto per sapere se è «lui» o «lei». Partendo appunto dal presupposto che può essere chiunque.
Peccato che per rispondere ad alcune di queste domande ci sarebbe bisogno di tutta una vita. Peccato che il tipo di relazione che si ha con la madre non lo si possa mai veramente spiegare. Peccato che le lacrime talvolta vengono versate senza ragione e altre volte le si ingoia dolorosamente. E che tutto questo fa certo parte dell’amore. Ma lo si scopre solo vivendo. Giorno dopo giorno. Notte dopo notte. Mentre quel «chiunque» diventa parte di noi e della nostra storia. A differenza di tutti gli altri. Che pure possono rispondere perfettamente alle domande di Aron ma che poi, strada facendo, ridivengono degli estranei.