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Morto Gene Wilder, attore preferito di Mel Brooks

Star del mitico 'Frankenstein Junior' e del 'Willy Wonka' del '71

E' morto l'attore americano Gene Wilder (SCHEDA ANSA CINEMA), aveva 83 anni. Wilder fu la star del film "Willy Wonka & the Chocolate Factory" del '71 (SCHEDA DEL FILM) e nel mitico "Frankenstein Junior" (SCHEDA DEL FILM), e tra gli attori preferiti da Mel Brooks.

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Jerome Silberman - questo il suo vero nome - nasce l'11 giugno 1933 a Milwaukee, in Wisconsin, da una famiglia di ebrei russi immigrati. Terminati gli studi universitari negli Stati Uniti, Wilder decide di trasferirsi in Inghilterra, dove frequenta la Bristol Old Vic Theatre School, avvicinandosi per la prima volta al mondo dello spettacolo. Durante il soggiorno nel Regno Unito, frequenta anche una scuola di scherma, disciplina che gli tornerà utile al rientro in patria dove, per mantenersi, terrà proprio lezioni di scherma. Poi inizia a recitare nei teatri off-Broadway, entrando inoltre a far parte dell'Actor's Studio. L'esordio sul grande schermo arriva nel 1967, con il film "Gangster Story" di Arthur Penn. La svolta per la sua carriera però coincide con l'inizio del sodalizio - che diverrà poi storico - con il geniale Mel Brooks.

 

Prima arriva la candidatura all'Academy Awards come Miglior attore non protagonista per il ruolo di Leo Bloom in "Per favore, non toccate la vecchietta", poi il successo con la parodia "Frankenstein Junior" (1974), dove veste i panni del Dottor Frederick Frankenstein. La pellicola si aggiudica il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura, che lo stesso Wilder stila a quattro mani con Brooks. Fra i suoi più grandi successi ci sono anche "La signora in rosso", con Kelly LeBrock, "Non guardarmi: non ti sento" (1989) e "Non dirmelo… non ci credo" (1991).

Il 20 maggio 1989 una tragedia segna la vita di Wilder: la sua terza moglie, Gilda Radner, muore di tumore. L'attore fonda così il Gilda's Club, per aiutare la ricerca contro il cancro. Un decennio dopo, lo stesso Wilmer è costretto a ritirarsi dalle scene a causa di un linfoma che lo costringe a sottoporsi a frequenti sedute di chemioterapia. Poi il lento declino dell'Alzheimer.

 

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