C’è ancora disparità di genere. Può sembrare un’ovvietà, eppure quante volte si sente dire: «Ma ora anche le donne votano» o «Che senso ha oggi il femminismo?». Bene, per zittire chi è cieco e sordo nei confronti delle differenze tra uomini e donne basta citare

Come funziona

Si parla di Global Gender Gap, il divario mondiale basato su criteri economici, politici, di educazione e di salute. In una scala che va da zero, in cui c’è il massimo della diseguaglianza, e 1, il mondo paradisiaco e idilliaco in cui l’eguaglianza è totale, i paesi del mondo vengono scrutati al microscopio per evidenziare le disparità. L’indice si basa sulla misurazione delle lacune presenti nelle varie realtà e non il livello di sviluppo. La classifica è basata sulla parità di genere e non sul potere acquistato dalle donne.

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I risultati 2016

Sul podio dei virtuosi ci sono Islanda, Finlandia e Norvegia. Nessuna sorpresa, visto che è dal 2006, anno del primo report, che le zone da medaglia non variano in maniera considerevole. Il paese non europeo con miglior punteggio è il Rwanda, al quinto posto, seguito da Filippine (settimo), Nicaragua (decimo), Canada (39esimo) e Israele (49esimo). Subito dopo lo stato di Gerusalemme, a pari punteggio, c’è l’Italia, che si piazza quindi al cinquantesimo posto, con un netto miglioramento negli ultimi dieci anni: nel 2006, infatti, era al 74esimo. A trainare l’uguaglianza l’educazione: nella Penisola uomini e donne hanno le stesse opportunità di studiare, dall’infanzia alla laurea. Il problema sta nelle possibilità lavorative, specialmente nei settori della legislatura e negli incarichi più alti, e politiche: ad abbassare di molto il punteggio, il fatto che non ci siano mai state donne a capo del Governo.

Nella lista nera, invece, Siria, Pakistan e Yemen, che raggiungono appena il 50% di uguaglianza tra uomini e donne.

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