Intersoggettività e intersoggettività radicale

Da LogicaUnitaria.

La teoria e la conseguente prassi psicoanalitica trova i suoi fondamenti in una teoria della mente sicchè il tasformarsi di questa teoria della mente che la fonda, determina anche i principali momenti trasformativi della storia evolutiva di quella particolare via alla conoscenza più comunemente nota come "psicoanalisi".

  • Psicoanalisi pulsionale o intrapsichica (Freud & C.)
  • Psicoanalisi relazionale (Jung & C.)
  • Psicoanalisi interpersonale
  • Psicoanalisi intersoggettiva
  • Intersoggettività radicale (Silvia Montefoschi)


Perchè parlare di intersoggettività “radicale”?

Perchè aggiungerci quel "radicale"?

Non è sufficiente già da solo il termine "intersoggettività"?

Quel "radicale" serve innanzitutto per distinguerla da un’altra corrente di pensiero di psicoanalisi relazionale originatasi negli USA e che va sotto il nome di “psicoanalisi intersoggettiva”.


Il primo modello pulsionale in psicoanalisi

Dal modello pulsionale al modello relazionale

Nella versione classica della teoria della mente che faceva da fondamento della primitiva psicoanalisi pulsionale, la mente veniva considerata esistente indipendentemente all’interno dei confini dell’individuo, mentre con il passaggio al modello relazionale la psicoanalisi muta la teoria della mente che al fonda nei suoi principi e infatti per il modello relazionale della mente, la mente è intrinsecamente diadica, interattiva e interpersonale

La psicoanalisi intersoggettiva

La psicoanalisi intersoggettiva pur non costituendo una vera e propria scuola questa moderna corrente della galassia psicoanalitica prende l'avvio negli USA a partire dagli anni settanta dalle intuizioni dello psicoanalista Heinz Kohut e dalla scuola da lui fondata denominata "Psicologia del Sè" che rompe con l'orientamento psicoanalitico trapiantato anche negli USA che faceva capo alle ricerche di da Anna Freud e detta "Psicologia dell'Io" mentre in Europa la "Psicologia dell'Io" trovava una critica nelle elaborazioni di Melanie Klein ma soprattutto in quelle dello psicoanalista francese Jacques Lacan che pretendeva di costituire così un "ritorno a Freud" tradito dalla "psicologia dell'io" anche se Lacan con questo "ritorno" non intendeva evidentemente un ritorno al primitivo modello pulsionale che aveva fatto la preistoria della psicoanalisi.

La nuova corrente di psicoanalisi intersoggettiva pertanto viene ad avere come suoi maggiori rappresentanti da cui si diparte questo genere di riflessioni sull'intersoggettività in Stephen A. Mitchell, George Atwood, Robert Storolow, James Fosshage, Bernard Brandchaft, Donna M. Orange, Daniel Stern e il “Gruppo di Studio di Boston” da Stern stesso promosso, B. Brandchaft, Arnold Modell, Thomas Ogden, Owen Renik, Harold Searles, Colwyn Trewarthen, Levenson, Greenberg, Ritvo, B. Beebe, Lachmann, Rosenfeld anche se va tenuto presente che di questi autori la femminista e psicoanalista intersoggettiva Jessica Benjamin ritiene che solo il suo pensiero sia correttamente definibile psicoanalisi intersoggettiva mentre il pensiero di quegli altri autori sopra citati, secondo il suo parere andrebbero considerati più propriamente ancora facenti parte anch’essi di quella precedente corrente di psicoanalisi fondata negli anni ‘30 e che ha come suo capostipite lo psicoanalista Harry Stuck Sullivan ossia la psicoanalisi interpersonale. A nostra volta invece diciamo che la psicoanalisi non può essere intersoggettiva veramente se non in quanto e solo l’intersoggettività vadi considerata come "intersoggettività radicale” pertanto a nostro parere questi autori incluso il pensiero elaborato dalla femminista intersoggettiva Jessica Benjamin vanno considerati ancora e solo “psicoanalisi relazionale” che comunque costituisce sempre un passo avanti rispetto alle elaborazioni della prima psicoanalisi freudiana e dei suoi collaboratori più istintuale e pulsionale o intrapsichica.

Il mito della mente isolata

La critica del mito della mente isolata dagli autori intersoggetivi specificato meglio come "mito cartesiano della mente isolata" che a loro dire aveva permeato la visione freudiana della mente. è rivolta non solo ma soprattutto alla psicoanalisi classica, o meglio a quel che di essa ancora rimane dopo le revisioni teoriche operate negli anni dalla psicologia psicoanalitica dell'Io (Anna Freud & C.) prima e poi dalla psicoanalisi delle relazioni oggettuali (Melanie Klein & C.).

Essi partendo da una critica radicale, a livello sia teorico che pratico, di quello che considerano soltanto un mito, definito "mito della mente isolata", mettono l'accento soprattutto ai vissuti relativi al transfert e al controtransfert del paziente e dell'analista, ovvero i due termini della relazione psicoanalitica che considerano di primaria importanza rispetto ad ogni altra considerazione psicoanalitica. Nello stesso tempo il criterio operativo che adottano è relativo appunto all'intersoggettività che emerge e si dispiega in questa relazione duale ch'essi cercano di risvegliare e di promuovere senza più alcuna delle vecchie preoccupazioni di oggettività e pretese di scientificità tipiche della psicoanalisi delle origini e risalenti allo stesso Sigmund Freud, che mirava a un allineamento della disciplina psicoanalitica verso il metodo scientifico.

Questa critica al mito della mente isolata è ciò che li ha caratterizzati principalmente rispetto ad altre scuole e correnti della psicoanalisi più recente e che li ha fatti conoscere presso un più vasto pubblico. Storicamente gli intersoggettivisti rinvengono nel filosofo francese Cartesio (René Descartes) e nella sua peculiare concezione della mente il momento in cui tale mito si origina e comincia a propagarsi facendo proseliti anche al giorno d'oggi. Il dualismo gnoseologico e ontologico che ne deriva è una inevitabile conseguenza di una concezione della mente non relazionale.

Dal punto di vista filosofico l'orientamento intersoggettivista in psicoanalisi risente del pensiero filosofico ermeneutico e in particolare dell'ermeneutica ontologica di Hans-Georg Gadamer, che affonda le sue radici nella fenomenologia di Edmund Husserl ma soprattutto di Martin Heidegger e di Maurice Merleau-Ponty.

Differenze tra intersoggettività e intersoggettività radicale

Superamento dell'identità egoica e superamento della dualità

Sostanzialmente le diverse prospettive progettuali sull'intersoggettività rimandano alla necessità del superamento dell'egoriferimento pena il restare prigionieri dell'interdipendenza che chiude il soggetto alla relazione con altro soggetto. Tuttavia il progetto di intersoggettività radicale (o forse sarebbe meglio dire più semplicemente "intersoggettività conseguente" visto che l'"intersoggettività part-time" conduce a contraddizioni con cui comunque prima o dopo bisogna fare i conti) rimanda anche alla necessità del superamento della dualità.

Superare la dualità significa non soltanto concepire la relazione con l'altro come una relazione tra due soggetti ma che questi due soggetti sono, pur essendo due, in realtà un'unica persona e in quest'unica persona non vige la legge di causa-effetto ma quella di sincronicità.

Ovviamente superare la dualità presuppone che si sia già andati oltre l'identità egoica ma di fatto nella prassi concreta di tutti i giorni, dato che non sono progetti elaborati a tavolino ovvero di volontà individuali, ma sono lo svelarsi nel tempo del discorso stesso dell'inconscio, il processo evolutivo che conduce al superamento dell'identità egoica e quello più radicale che conduce al superamento della dualità vanno di pari passo.

L’intersoggettività radicale

In Italia il concetto di intersoggettività è anche il cardine del pensiero psicoanalitico e filosofico della psicoanalista di formazione junghiana Silvia Montefoschi. Tuttavia nel quadro di questa nuova impostazione teorica il concetto di intersoggettività e la relativa prassi ad essa connessa viene inteso in un senso ancora più radicale di quello meramente psicoterapeutico e psicoanalitico, in un senso che ormai dopo le ulteriori precisazioni dell'autrice non dà possibilità a dubbi o equivoci sulla sua accezione di significato trascendente le sole preoccupazioni psicoterapeutiche per acquisire invece un significato chiaramente ontologico ed epistemologico.

Per la psicoanalista e filosofa l'intersoggettività è infatti l'essere stesso nel suo esserci vero e nella sua verità più profonda che emerge e si manifesta al di là di ogni dubbio al termine del lavoro nei tempi lunghi dell'evoluzione.

Come tale l'intersoggettività costituisce il motore della futura rivoluzione a venire che comunque è già in marcia da tempi immemorabili e che definisce "rivoluzione radicale del reale" la cui natura è esclusivamente ontologica e di nuovo paradigma scientifico e che si manifesta nell'impercettibile e lento ma irreversibile spostamento del vecchio modello relazionale interdipendente che fa "norma" verso un nuovo modello relazionale fondato appunto sull'intersoggettività.

Da questo punto di vista la vecchia questione "intersoggettività o scienza" che sembra avere ancora un suo significato negli intersoggettivisti non-radicali non ha più ragion d'essere in quanto è proprio l'intersoggettività nel suo stabilizzarsi e divenire nuova "norma" che manifesta sé stessa come il discorso vero sì che dissolve in sé il vecchio discorso scientifico oggettivante come un momento superato della storia tutta del processo conoscitivo quale punto di vista più elevato che vede in sé, come un momento della sua evoluzione, quel punto di vista più basso rappresentato dal metodo scientifico oggettivante e le conoscenze parcellari del tutto ch'esso nel tempo ha comunque permesso di acquisire promuovendo il divenire della conoscenza. E anche questo movimento storico del divenire della conoscenza dal vecchio paradigma, rappresentato dal metodo scientifico oggettivante riconosciuto come scienza, all'intersoggettività come nuovo paradigma scientifico, corrisponde anch'esso e riproduce il movimento storico generale che sta lentamente ma irreversibilmente procedendo dalla modalità meno evoluta di relazionarsi interdipendente dell'uno all'altro, alla nuova e più evoluta modalità di relazionarsi intersoggettiva dell'uno all'altro visibilmente simmetrici anche alla modalità assunta di relazionarsi dell'uno con sé stesso.

Una nuova concezione dell'inconscio

Per l'intersoggettività radicale quale prospettiva emersa da una ermeneutica principalmente del discorso dei sogni della gente in analisi ovvero dall'inconscio universale, l'inconscio stesso coincidendo concretamente ossia biologicamente con il codice genetico del DNA (per Jung invece l'inconscio collettivo ha una natura indefinibile e per così dire ancora troppo astratta) l'inconscio altro non è che un non-sapere o un non-sapere ancora.

Ma in cosa consiste questo non-sapere? Che cos'è che non si sa?

Non si sa dell'interdipendenza e più precisamente dell'interdipendenza universale che pertanto rimanendo inconscia viene continuamente agita in continui e sostanzialmente ripetitivi acting-out fino a che questo non-sapere diviene sapere. Infatti solo quando si sa dell'interdipendenza si può cominciare a prendere distanza da una tale interdipendenza realizzando così l'intersoggettività tra l'uno e l'altro del discorso.

Se però l'inconscio è solo questo specifico non-sapere ne risulta che l'analisi è terminabile.

Chiariamoci: l'analisi è terminabile e non la vita relazionale poichè questa continua ma continua più solo come relazione intersoggettiva.

Mentre prima adottando ancora una visone contenutistica dell'inconscio e non una concezione relazionale dell'inconscio, la psicoanalisi risultava interminabile come erano interminabili i contenuti inconsci che potevano mutare nel tempo ma l'inconscio permaneva comunque.

L'intersoggettività radicale è quindi critica anche della dialettica della storia anch'essa definita interminabile poichè a una sintesi raggiunta questa a sua volta ricrea una nuova antitesi che ripete sia pur a un altro livello il vecchio giochino dialettico tesi-antitesi-sintesi all'infinito.

In questo senso la prospettiva che chiamiamo "intersoggettività radicale" non prevede un salto dialettico a una dialettica relazionale superiore ma realizza invece un trapasso evolutivo, una vera svolta del divenire storico dalla dialettica al dialogo oltre la dialettica che determina la stessa fine della storia.

L'abbandono del corpo

Di questi abbiamo già parlato più sopra:

  • Superamento dell'identità egoica
  • Superamento della dualità

Tuttavia non si può parlare della prospettiva estrema dell'intersoggettività radicale rappresentata dal superamento della dualità senza precisare come lungo questo processo conoscitivo si debba passare attraverso dei momenti di percorso necessari come l'abbandono dell'anima ed infine anche l'abbandono del corpo malgrado esso, nell'attrarre l'attenzione del pensiero anacronisticamente su di sé per forza di inerzia o memoria, continui ancora a reclamare quella significatività che pur ha avuto per il progredire della storia del pensiero e della conoscenza che sono tutt'uno con la storia della relazione e quindi dell'amore.

Sì che infine la dimensione in cui si dà il pensiero sarà la dimensione in cui incontrarsi al di là del mondo finito e materiale per infine riconoscersi in una nuova identità, quella di solo soggetti pensanti al di là di ogni contenuto di pensiero che invece separano l'uno dall'altro e in quanto solo soggetti pensanti appunto identici permettendo così la congiunzione nell'uno vero finale.

Pensieri sull’intersoggettività

  1. Attenzione poichè l’intersoggettività non va confusa con l’empatia poichè è molto di più: intersoggettività è accettare di farsi cambiare da un incontro.


Citazioni

“Perché è così facile trascurare la centralità delle relazioni? Noi tendiamo a dare per scontata un’esistenza psichica indipendente in modo molto simile a come diamo per scontata la nostra esistenza fisica indipendente … siamo portati a pensare alle nostre menti come se fossero una nostra proprietà esclusiva, sotto il nostro controllo onnipotente … Forse non è vero che le menti si sviluppano in modo indipendente e solo secondariamente si cercano”.

( Stephen Mitchell, "Il modello relazionale")


“[...] la teoria dell’intersoggettività è una teoria di campo o sistemica, in quanto mira a comprendere i fenomeni psicologici non come prodotti da meccanismi intrapsichici isolati, ma come formati nell'incontro di soggettività in interazione.”

(R.Storolow, G.Atwood, "Contexts of Being: The Intersubjective Foundations of Psychological Life", 1992)

La maschera e l’intersoggettività (un sogno)

Un giorno una mia amica “Anna Maria” (a mio parere una incarnazione terrestre ossia con il “corpo di materia pesante” della mia amica extraterrestre Thérèse Martin) mi raccontò questo sogno:

“Era avvenuta una catastrofica alluvione e il mondo ormai era più solo pieno di tantissime maschere che galleggiavano sulle acque.

Solo Andrea e Anna Maria erano sopravvissuti al Giudizio Universale.”

In conclusione

Dopo questa illustrazione del panorama del nuovo pensiero intersoggettivo che risale agli anni 60 in particolare e che va sotto il nome di prospettiva intersoggettiva possiamo affermare che se gli intersoggettivisti costituiscono una rivoluzione nell’ambito della storia della psicoanalisi, il pensiero nato in europa dalla pensatrice e psicoanalista Silvia Montefoschi costituisce una vera e propria rivoluzione della storia dell’universo in quanto qui si afferma che l’intersoggettività costituisce in ultima analisi il vero senso della vita, affermazione questa talmente radicale da costituire un effetto domino su tutti gli ambiti dello scibile e del reale tutto. Non è un caso infatti che Silvia Montefoschi oltre a essere una psicoanalista è una biologa e come biologa si è formata prima ancora di divenire in un secondo tempo psicoanalista e sicuramente anche il fatto di essere una donna ossia di aver esperimentato in prima persona la dialettica di genere maschile-femminile in prima persona, ha sicuramente contribuito a volgere il pensiero in una tale direzione così radicale.

Dopo una tale affermazione la vita stessa non può più essere la stessa: ormai non si può più tornare indietro a prima della rivoluzione intersoggettiva sicchè possiamo tranquillamente dare inizio al countdown, non è un caso infatti che uno dei suoi ultimi lavori si intitoli:

Silvia Montefoschi, “La psicoanalisi, ultimo brano della storia universale”

Bibliografia psicoanalitica

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LA PSICOANALISI INTERSOGGETTIVA NEGLI USA

R. D. Storolow, G. Atwood

  • Faces in a Cloud: Subjectivity in Personality Theory (1979, 1993)
  • Structures of Subjectivity: Explorations in Psychoanalytic Phenomenology and Contextualism (1984, 2014)
  • Psychoanalytic Treatment: An Intersubjective Approach (1987)
  • Contexts of Being: The Intersubjective Foundations of Psychological Life (1992),
  • Working Intersubjectively: Contextualism in Psychoanalytic Practice (1997)
  • Worlds of Experience Interweaving Philosophical and Clinical Dimensions in Psychoanalysis (2002)

R. D. Storolow

  • Trauma and Human Existence: Autobiographical, Psychoanalytic, and Philosophical Reflections (2007)
  • World, Affectivity, Trauma: Heidegger and Post-Cartesian Psychoanalysis(2011)

Jessica Benjamin

  • Legami d'amore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose
  • L' ombra dell'altro. Intersoggettività e genere in psicoanalisi

Gli altri autori

  • Stephen Mitchell, Greenberg "Le relazioni oggettuali nella teoria clinica", 1983
  • Stephen Mitchell, "Il modello relazionale", 1988
  • Heinz Kohut, "La Guarigione del Sé",



DALLA PSICOANALISI INTERSOGGETTIVA ALLA NUOVA PSICOANALISI INTERSOGGETTIVA RADICALE

Silvia Montefoschi

  • L’uno e l’altro - Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico (1977)
  • Al di là del tabù dell'incesto - psicoanalisi e conoscenza (1984)
  • Essere nell'essere (1986)
  • Il Principio Cosmico o del tabù dell'incesto - Storia della preistoria del verbo (1987)
  • La glorificazione del vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro (1995)
  • La rivoluzione radicale del reale (1996)
  • Scherzo in attesa della fine del mondo (1996)
  • Storia dell'ultimo brano della storia universale: la psicoanalisi (1996)
  • Dall'uno all'uno oltre l'universo (1998)
  • L'avvento del regno specificamente umano (2004)

Andrea Morelli

Andrea Morelli non è uno psicoanalista ma è stato un paziente di Silvia Montefoschi dal 1987 al 1989 subito dopo l'incontro della psicoanalista Silvia Montefoschi con l'evangelista Giovanni avvenuto proprio nel 1987, incontro che chiuse la prima fase della sua elaborazione psicoanalitica e filosofica e anche storica in quanto il suo ultimo libro fu proprio una storia dell'universo letta in chiave psicoanalitica.

"Fu proprio in questo primo incontro avvenuto il giorno dopo la festa di Giovanni Evangelista che Silvia mi regalò il suo ultimo libro che poneva termine definitivamente alla sua elaborazione psicoanalitica "Il principio cosmico o del tabù dell'incesto - Storia della preistoria del verbo".

In seguito dopo che essa cessò di considerarsi psicoanalista o meglio un “maestro” ma solo un “testimone” di un percorso di conoscenza (“testimone” che è l’etimologia di ‘martire’) in coerenza con la prospettiva dell’intersoggetività radicale che necessità la dismissione di tutti ruoli quali difesa e resistenza all'intersoggettività, continuò a incontrarsi con Silvia Montefoschi a due riprese dal 1989 al 2000 quando iniziò la "controrivoluzione" che costrinse Silvia a precisare quanto già scritto, in primo luogo per fare i conti con questa una volta per tutte.

Dopo una decina d'anni di pausa ci si reincontrò ancora nel 2009 e anche questa volta come la prima volta dopo ch'essa pubblicò il suo ultimo libro, una sorta di autobiografia che questa volta però terminava veramente la sua opera scritta. Così a partire dal 2009 fino al 2011 ossia fino a 20 giorni prima della sua morte.

"In quest'ultimo incontro parlammo proprio della morte e fui proprio io a decidere l'argomento di discussione pur non sapendo niente di ciò che si stava avverando: il suo commiato e anche quello di Giovanni dall'universo (Aldiquà + Aldilà)."

Dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2011, Andrea Morelli ritenne di averla contattata almeno una volta nel novembre 2011 e in questo articolo dal titolo Io ci sono racconta quello strano evento, in ogni caso GiovanniSilvia sono sempre e costantemente all'orizzonte della sua mente, incancellabili e senza pausa alcuna, ancora oggi nel 2017.

L’evento più importante di questo percorso fu per Andrea Morelli il suo incontro con Thérèse Martin avvenuto il 19 ottobre 1989 ma già conosciuta nella primavera del 1968, personaggio che era ritornata in maniera esplicita con nome e cognome (almeno un suo diario ne fa testimonianza) nel gennaio 1977 ma allora, anche dopo questo secondo incontro, non se n’era fatto nulla ossia non aveva avuto un proseguio relazionale almeno a livello cosciente.

Thérèse Martin non va tuttavia considerato uno “spirito guida” come spesso li si incontra nella letteratura del genere parapsicologico in quanto il rapporto AM/TM è un rapporto intersoggettivo ossia dove essi in quanto AMTM uniti in una sola persona duale, dall’alto vedono il dirsi del transfert/controtransfert in basso tra AM&TM.

Due sono i suoi lavori da lui prodotti in questi anni e ha detto che non produrrà altre opere se non rielaborare e precisare questi suoi due unici lavori dal titolo complessivo:


ALLA RICERCA DELLE RADICI DELL’UNO

- il mistero degli eterni amanti -

  • vol. 1 - “Storia e Relazione” (saggistica)
  • vol. 2 - “Cantare l’uno vero” (poesie) 1a edizione 2010 con presentazione di Silvia Montefoschi

Bibliografia filosofica

  • Martin Buber, Io-Tu,
  • Edmund Husserl, Idee per una fenomenologia pura, 1913
  • Edmund Husserl, Meditazioni cartesiane, 1929 -1931
  • Edith Stein, Sul problema dell’empatia, 1917
  • Scheler, Essenza e forme della simpatia, 1923
  • Dan Zahavi, Husserl und die transzendentale Intersubjektivität, 1996
  • Dan Zahavi, Empathy and interpersonal understanding, 2008
  • Martin Heidegger, Essere e tempo, 1927

Bibliografia secondaria

(Varie altre pubblicazioni correlate per una maggiore comprensione dell’humus in cui si concepisce la nuova e più promettente prospettiva intersoggettiva che ha come sua espressione estrema e radicale l’elaborazione psicoanalitica oltre la psicoanalisi stessa detta dell’intersoggettività radicale)

  • C. Rogers, Terapia centrata sul cliente
  • A. Manenti, Intersoggettività, TreDimensioni, 2006
  • Ammaniti e Gallese, La Nascita dell’Intersoggettività, 2014
  • Stein Bråten e Colwyn Trevarthen, Dall’intersoggettività infantile alla comunicazione, traduzione da Bråten, S. (ed.), On Being Moved. From Mirror Neurons to Empathy, 2007
  • Winnicott
  • Fairbairn

WebGrafia


Multimedia

Questa video-intervista del luglio 2010 è la penultima intervista a Silvia Montefoschi. L'ultima è invece del gennaio 2011 a due mesi appena dalla sua morte. Quest'ultima video-intervista della durata di oltre due ore, nella quale ripercorre tutto il suo percorso di pensiero dal punto di vista ultimo ancora più elevato raggiunto, adesso è stata pubblicata anche in cartaceo con DVD accluso dal titolo "Il pensiero amato".




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