Angel Olsen – My Woman

angel-olsen-my-womanYou’ll never be mine.

Chissà quante volte lo abbiamo pensato. Io di sicuro l’ho provato quando con il suo fare sfuggente Angel Olsen è passata sul palco dell’Electric Balroom di Camden. Ho amato talmente tanto Burn Your Fire for No Witness che mi fece male, trovarmi sedotto e abbandonato.

Fu fin troppo facile parlare male di quell’esperienza di 40 minuti o poco più. Ci andai con il mio compagno di concerti a Londra. Si chiama Mathieu, uno di quei parigini che ti fanno ricredere dell’arroganza che si attribuisce ai natii dell’Ile de France. Interessato a tutto, dal cinema alla musica, e con il quale ci siamo scambiati tanti favori musicali: io lo portai da EELS alla Royal Albert Hall lui da Gruff Rhys al Koko di Camden.

Per Angel Olsen andò diversamente.

Angel è un’artista stra-ordinaria, nel senso più corretto del termine. È fuori dall’ordinario: lo dimostra in Never Be Mine, un pezzo che inizia con delle frasi semplice, quasi sdolcinate. Coming from an endless place, heaven hits me when I see your face, I go blind, everytime.

Ma basta poco per capire che la profondità, la capacità di osservare, di descrivere non sono più ordinarie per Angel, quando comincia a ripetere You’ll never be mine.

Sei forzato a rivedere i tuoi pregiudizi, ascoltare questo album è scoprire all’osso il dinamismo dei nostri “Credo”. Ci ritroviamo a non capire più molto, in questo universo parallelo, in cui la sola cosa che conta è apprezzarne la bellezza.

Mi viene da dire che siamo un pelo più in là del disco precedente, in cui raggiunse vette di intensità incomparabili, ma questa volta si ha davvero la sensazione di ascoltare un album completo, self-standing. Dalla già citata Never Be Mine a Sister, da Give It Up a Those Were The Days, Angel accarezza tutto: il pop 60 ed il country, Lisa Germano, Natalie Prass e pure qualche spizzico di PJ Harvey.

Siamo di fronte ad un capolavoro completo.

Sedotto, abbandonato e sedotto ancora, scopro che la fiamma del mio amore per lei non si è mai spenta. You’ll never be mine.

My Woman ci ricorda che non possiamo prescindere dalla nostra natura. L’ho pensato la sera del mio addio londinese, passato al Kick di Shoreditch a giocare a calcio-balilla, quando, in interminabili sfide francia/Italia/UK, Mathieu si congedò dicendomi tali parole: ti consiglio solo una cosa per la tua nuova vita in Francia, non prendere mai l’accento Marsigliese.

Ah, il parigino.

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