RENZO FRANCABANDERA e ELENA SCOLARI | ES: Nebbia, nebbia, nebbia fitta fatta di fumo. La sala del Tertulliano è invasa dalla densa foschia scozzese, la scena è una discoteca: bancone del dj, bancone del bar, sgabelli alti, tutto di plastica traslucida bianca, un po’ cheap. Uno spazio incorniciato, porta/confine tra due mondi, a fondo palco. Un tavolino a lato della platea. Musica da discoteca, ritmo battente.
I quattro attori che interpretano i personaggi principali dell’opera sono tutti in abiti moderni tranne Lady Macbeth – chissà perché – che indossa un abito di velluto rosso porpora di foggia seicentesca.

imgresize.php.jpegRF: Altra regia di Teatro del Simposio che porta la firma di Francesco Leschiera e alcuni elementi della compagine attorale e drammaturgica ormai costanti in questi anni di lavoro. La scena inizia con un party che prende il via con poca allegria. Un po’ di disco dance di sapore techno-house. “God is a dj”, avrebbero detto i Faithless un decennio e più fa, magari anche le streghe sorelle possono stare alla consolle. E un po’ così è, visto che Andrea Magnelli (nella parte del controcampo magico e dell’alterità psicanalitica, se così volessimo dire) si divide fra mixer, bancone e sala, dove servirà anche un bicchiere di vino agli spettatori.

ES: Non ci sono cambi di scena, le atmosfere vengono suggerite da repentini cambi di luce, potremmo dire – come minimo – espressionisti, non certo allusivi.
L’ambientazione Cocoricò potrebbe anche essere giustificata, un richiamo all’obnubilamento nebbioso delle menti dei protagonisti causato dalla bramosia di potere, una metafora non sottilissima ma che ha un senso. Però il risultato complessivo è confuso, ci sono incoerenze drammaturgiche e sporcizie tecniche sostanziali: il personaggio del dj, il meglio riuscito, che interpreta le streghe ma anche un servo di scena, pronuncia la profezia iniziale (indispensabile alla comprensione dei fatti successivi) al microfono, completamente coperto dalla musica, impossibile a comprendersi.

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RF: Personalmente della replica cui abbiamo preso parte non ho trovato male la Lady Macbeth di Sonia Burgarello, anche se forse troppo schiacciata su un personaggio che non evolve e rimane forse troppo strega cattiva fin dall’inizio.

ES: Troppo strega e troppo solita maliarda sempre sull’orlo di portare il marito a letto. In una gara di sottigliezza simboliche, poi, Macbeth e la perfida moglie, appena il male si insinua nel loro animo, recitano scossi da spasmi, distorcendo il corpo con movenze sgraziate, un risultato estetico discutibile. Ma soprattutto: perché lo stesso morbo colpisce anche Banquo? Personaggio che nulla ha a che vedere con le macchinazioni della coppia?

RF: Ecco su questo specifico interrogativo scenico-medicale non mi sento in grado di dare il mio parere, mentre nella sostanza dell’impianto attorale, rilevo una debolezza delle due figure maschili che interpretano Macbeth e Banquo e sopratutto un andamento dell’aspetto drammaturgico, affidato alla elaborazione di Antonello Antinolfi e Giulia Pes, oltre che dello stesso Leschiera che firma la regia, che fatica a lievitare nella parte centrale, complice anche la scelta di mantenere la musica in sala perlopiù presente. Insomma come in discoteca spesso accade, fai si con la testa cercando di intuire quello che ti dice chi ti sta di fronte ma a volte il senso sfugge. L’ambientazione gotica regge per un inizio ma poi diventa costante dell’equazione e quindi non sviluppa senso addizionale.

ES: Addiziona però, nel finale, l’inopinato ritorno di Lady M. e Banquo, inspiegabilmente redivivi, dopo la solitaria battaglia di Macbeth, lasciato cadavere in proscenio. E come si chiude questa tragedia? La donna si fa un selfie davanti al morto.
Fossi in Lady Macbeth, in quella discoteca non ci andrei.

 

PSYCHEDELIC MACBETH

elaborazione drammaturgica Antonello Antinolfi, Giulia Pes, Francesco Leschiera
con Sonia Burgarello, Alessandro Macchi, Andrea Magnelli, Jacopo M. Pagliari
regia Francesco Leschiera
scene e costumi Paola Ghiano, Francesco Leschiera
luci Luca Lombardi
scenografie digitali DORA VISUAL ART
elaborazioni e scelte musicali  Antonello Antinolfi
produzione Teatro del Simposio