Esercito svizzero, il pericolo sono …i giovani coscritti!

Quando nel settembre 2013 il 73% dei cittadini bocciò la proposta di rendere facoltativo il servizio militare, il Partito Comunista commentò che comunque, prima o poi, si sarebbe arrivati, per una sorta di via naturale, all’abrogazione delle leva obbligatoria. Il numero di coscritti che terminano il loro addestramento, infatti, in silenzio, si assottiglia regolarmente. Nel 2015 “solo” 17’561 reclute hanno completato l’istruzione di base, mettendo in allarme le forze della destra conservatrice che ritengono necessario raggiungere una soglia minima di almeno 18’000 nuove leve all’anno. Da qui l’accanimento contro il servizio civile e le continue discriminazioni verso gli obiettori, come ha pure sottolineato il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).

Il tasso di inabilità al servizio, al momento del reclutamento cui sono sottoposti i 18enni, si eleva a circa il 25%, ma si tratta di una cifra piuttosto stabile da una decina di anni. A preoccupare i militaristi sono piuttosto le defezioni che si verificano una volta iniziato il servizio: nel 2015 il 15% dei soldati di leva è riuscito a farsi licenziare anzitempo dalla scuola reclute, da soli o con l’aiuto di appositi uffici di consulenza presenti in vari cantoni. Non sono cifre spettacolari, certo, ma l’erosione di effettivi per quanto lenta sembra inesorabile: in trent’anni l’attitudine al servizio militare è diminuita infatti di ben un terzo!

L’esercito sta correndo ai ripari in più modi. All’esterno delle caserme si lavora sugli incentivi materiali con un fare volgarmente mercantile, ad esempio pubblicizzando salari elevati, garantendo patenti per la guida, ecc. Senza contare le campagne propagandiste indirette che giocano sulla ricerca di “avventura” delle giovani generazioni che, cresciute nel consumismo individualistico,  percepiscono la scuola reclute come un momento “esotico”. Accanto a ciò continua il lavoro di omologazione dei ragazzi in schemi culturali nazionalistici e “securitari”, in cui Tv, portali e giornali mainstream giocano un ruolo fondamentale nel trasmettere nell’opinione pubblica una certa percezione di insicurezza, anche se ne fatti ciò non è reale.

Banner_servizio_civileAll’interno delle forze armate invece si sta rendendo sempre più arduo il passaggio al servizio civile delle reclute: negando ad esempio visite mediche e allungando i tempi prima di vedere uno psicologo in caserma: un abuso dietro l’altro. Il deputato comunista Massimiliano Ay, da anni attivo in questo settore, aggiunge: “a una recluta in difficoltà che stavo seguendo, è stato persino negato di vedere …il cappellano!”. A livello legale inoltre alle reclute con un conflitto di coscienza, che fa regolare domanda di passare al servizio civile, viene imposto comunque di continuare l’addestramento con le armi per più settimane.