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Stop alla pubblicità 'maligna': Facebook filtra i siti acchiappa-clic

Stop alla pubblicità 'maligna': Facebook filtra i siti acchiappa-clic
I siti che puntano sul sensazionalismo ma non informano e che, all'interno delle loro pagine, ospitano pubblicità equivoca saranno esclusi dai programmi pubblicitari e soprattutto penalizzati nella visualizzazione: li vedremo sempre meno nella newsfeed
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CONTENUTI scioccanti, privi di alcun valore informativo, e spesso corredati da annunci pubblicitari altrettanto dubbi e scivolosi. Come annunciato nei mesi scorsi Facebook dà inizio alle 'pulizie di primavera' fra i post che circolano nelle nostre bacheche. Lo fa con l’aiuto delle soluzioni di intelligenza artificiale: grazie agli algoritmi, sempre più raffinati, determinerà se i link condivisi sulla piattaforma dirigono le persone a siti attendibili e di un qualche interesse oppure ad altri che offrano una “esperienza di bassa qualità” per via delle pubblicità o dei contenuti che offrono.
 
I link di questo tipo (quelli spesso accompagnati da foto poco chiare e scioccanti, titoli strillati che si rivelano inventati di sana pianta senza alcun contenuto fondato da comunicare e che ospitano pagine zeppe di banner equivoci) saranno fortemente penalizzati. Scivoleranno cioè molto in basso nella bacheca e ovviamente non potranno godere delle campagne di sponsorizzazione all’interno di Facebook. Cioè saranno esclusi dai programmi di advertising. E dai relativi guadagni.
 
"Stiamo analizzando i contenuti delle stesse pubblicità – ha spiegato Greg Marra, product manager che lavora sull’integrità della newsfeed, a BuzzFeed – e li mettiamo in relazione al contenuto della pagina”. Insomma: se nel pezzo non si dice nulla e la pagina è piena di rimandi e banner sessualmente espliciti, corredati di foto stomachevoli o che puntano sull’effetto bizzarro, allora quella roba non sarà raggiungibile dal social network.
 
Richiami sessuali, immagini raccapriccianti, dettagli magari offuscati ma palesi di foto inquietanti, presunte rivelazioni sulle vite delle celebrità o che rimandano a questo tipo di “pezzi” negli spazi riservati alla pubblicità viaggiano dunque verso la marginalizzazione. Molto più di quanto sia stato fatto negli ultimi tre anni: l’ultimo aggiornamento massiccio della bacheca, in questo senso, risale addirittura al 2014. D’altronde la campagna contro le bufale e in generale i contenuti di pessima qualità, i cosiddetti acchiappa-clic che molto spesso si fanno proprio veicoli delle panzane digitali, è ormai nel pieno: dall’etichetta antifrottole in fase di test negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania ai pezzi consigliati e verificati sotto ai link fino, appunto, alla purga di queste ore.