'SteFike, Antiautoritarismo, Autodeterminazione, R-Esistenze

Un post della fica (la libertà della)

femminismo

Il mondo visto attraverso la fica ti appare subito più chiaro. Ce l’hai fin da bambina e ne acquisisci consapevolezza via via che cresci. Lei sopravvive a divieti, censure, abbruttimenti. Diventa capro espiatorio, oggetto di interesse, motivo di censura collettiva e personale. Con la mia fica io ho fatto cose straordinarie, alcune segretissime e altre sono quelle che posso qui condividere.

Lavata e profumata con mani tenere da parte di mia madre, accuratamente evitata da quelle di mio padre, guardata come fosse una mancanza, un’assenza, da un bambino sciocco, costretta alla solitudine per divieto espresso da nonne, zie, parenti varie che se ti toccavi, da bambina, ti dicevano “no, non si fa“.

Schiacciata contro un angolo utile allo strofinìo, in apnea per pressione con  un cuscino masturbatorio, esplorata dalle mani della bimba con la quale si giocava al dottore, punita all’asilo perché se una vagina ispira cose sporche bisogna lavarla e strofinarla forte, ancora più forte.

Fino a una certa età non sai neppure di avercela, ti dicono che hai un buco, che poi in realtà è un po’ più su, per farci la pipì. E’ sporca, non ti serve a niente. Però il piacere intenso che si prova quando hai in mente che le dita possono accarezzarla e scoprire che in prossimità c’è una clitoride che ti regala belle sensazioni è veramente indescrivibile. Toccarsi era proibito, qualcuna diceva che era una cosa brutta. Mi toccherà un marito, casomai. Così pensavano. Scoprire il mistero che si nascondeva dietro le piccole e grandi labbra per me fu un’avventura. Figure di anatomia, riviste vietate ai minori. Un giornalino che diceva che sentire la fica era importante e allora bisognava contrarre e rilasciare, contrarre e rilasciare, contrarre e rilasciare. Così fu che ebbi, credo, il mio primo orgasmo.

Incontrò mani inesperte, di chi non sapeva davvero cosa farci. Sapevo che bisognava nasconderla il più possibile perché la vista della fica non era consigliata in società. E poi arrivarono le mestruazioni e diventò ancora più complicato da capire. Capire che molte, troppe questioni delle donne, passano attraverso quella fessura eternamente moralizzata, vincolata, normata, ingessata, disciplinata, oppressa. La mia fu liberata, per fortuna, pian piano, per mia curiosità e perché i divieti, il “non toccarti“, non mi intimidivano neanche un po’. Conoscere il mio corpo per dirlo alla persona che avrei incontrato, quella che poi mi avrebbe fatta sentire felice di avercela, una fica.

L’adolescenza, lo sapete, si consuma tra persone che della fica in realtà non sanno proprio niente. Il primo (o la prima) che ti sa toccare vince un premio. Sapersi soddisfare indipendentemente vuol dire che non cadrai tra le braccia del primo (o della prima) che sembra sapere dove mettere le mani. Ma dirlo adesso che so tante cose è molto più facile. In realtà la fica è l’elemento di attrazione e anche la spinta che va per la maggiore quando sei una adolescente. Si ama con la fica, se così si può dire. E’ lei che ama e tu non puoi che dire SI senza esitazioni.

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Però dovevi passare attraverso il rispetto delle convenzioni sociali. Una fica seria non si fa toccare dal primo arrivato. La fica seria fa la preziosa. Tu fica dunque sei. Bisogna addomesticarla, un po’, a non cedere alle sensazioni, non può gonfiarsi, bagnarsi, eccitarsi, senza ottenere il tuo permesso, e la guerra che si combatte è tra cervello e fica ed è una guerra in cui, come molte sanno, la ragione finisce spesso sconfitta.

La fica della mia adolescenza la immaginavo timida, con un bagaglio appresso che portava il mio corredo, il desiderio rimosso di godere senza alcuno scopo e la costrizione culturale di andare dritta verso il matrimonio. Le nozze tra una fica in abito bianco e un pene in smoking, perché sono due organi genitali che più spesso vanno a nozze e dicono si a qualcuno, forse un prete, che fin dall’infanzia vorrebbe dirti che uso fare della fica.

Poi nasce la consapevolezza che la fica si può ammalare, c’è chi ti dice, misogino, che è lei più spesso ad essere fonte di contagio, se la strofini o ci fai sesso finisci dritta da un ginecologo che te la guarda, la manipola, te la racconta e ci guarda attraverso. Bruciori, fastidio, quella corona di peli che ha lo stesso colore dei tuoi capelli, puoi farci la riga di lato o la permanente e laggiù c’è la parvenza di una persona. La fica si colora di rosso, sai che devi metterci dentro gli spermatozoi con prudenza. Quell’altro è un visitatore che può arrivare solo consensualmente, perché la fica ha una volontà propria. Provate a forzarla se non le piace quel che le succede. E’ stretta, asciutta, se la penetri ti fa sentire in modo pieno quanto sei indesiderato.

Alla mia fica era destinato un solo pene, così mi dissero. Disobbediente, in realtà, non gliene fregava nulla di consegnare la sua prima volta perché qualcuno ci mettesse un bollino di appartenenza. Il traffico interno constava di una varietà di esempi di relazione, con lei, con me. Qualcuno prima di farsi accogliere scambiava due parole, per altri non serviva interloquire a voce. Potendo occupare spazi che io non sapevo neanche di avere mi dimostravano l’illimitato potere della fica in direzione del piacere.

Dalla mia fica sono passate mani, peni, liquidi, poi anche una figlia. La vita di una donna si può dire che in molti casi sia per davvero una questione di fica. Perché te ne osservano le proporzioni, la misura, la profondità, il grado di accoglienza. Diventa luogo di piacere, cappello magico dal quale invece che un coniglio esce fuori un figlio. Diventa fonte di censura, di moralizzazione, di demonizzazione o vittimizzazione. La fica può essere una santa o una criminale, a seconda delle circostanze. Un tempo erano le donne a non possedere un’anima e ora hanno deciso che quell’anima, forse, risiede nella fica che va monitorata, tutelata, affinché non si perda, resti lì custodita da una società che fa incetta di anime fichensi e le infiocchetta, le salva, le sovradetermina, le fa presenziare in conferenze pubbliche, le meglio conosciute conferenze della fica, le racconta come fossero tutte uguali e poi spiega che ovunque bisognerebbe ci fossere le quote fica, perché più fiche negli spazi pubblici significa che il mondo pulserebbe al nostro ritmo. Risucchio su e respiro giù, risucchio su e respiro giù. Il governo delle cose a misura di un orgasmo femminile.

La fica può essere anche una trappola. Tu sei in quanto fica, vieni considerata in quanto fica, amata, vissuta, scelta, trattata, a volte uccisa in quanto fica. Non puoi rivendicare il tuo diritto alla sessualità senza che ti si dica che sei parte di un coro di fiche che dovrebbero ragionare in relazione tra esse. Pensate a un fiche-cerchio con donne che si toccano le une con le altre. Eccitante prospettiva ma quel cerchio chiuso diventa veramente soffocante. La libertà della fica, si dice, può esprimersi solo entro quel cerchio, diversamente c’è da aver paura. La fica deve essere prudente, nascondersi, bendarsi, usare finanche assorbenti assorbi odori/sapori/liquidi/emozioni affinché la fica non compaia e non stimoli la fantasia e il desiderio altrui.

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La fica protetta è l’ambizione più forte per una società moderna. Un pene/tutore che protegge una fica indifesa, timorosa, non una di quelle fiche che si presentano a bocca aperta e pronta ad accettare, scegliere, considerare o rifiutare, liberamente, quel che le deve riguardare. La fica preferita è poi la fica vittima. Dovreste vederlo l’atteggiamento pietoso, una spugna morbida che lava le ferite, di fronte alla piega triste di una fica che voleva presentarsi libera ed è stata sconfitta. Vedi? Le dicono le altre: bisogna che tu faccia come noi. Tienila coperta, dalle un significato diverso, anche se non è precisamente quello che vorresti darle tu.

Poi arriva il tempo in cui la fica diventa complicata da trattare, si asciuga, si ferisce, resta lì sepolta tra mille frustrazioni e pelle, non l’ho provato ma le ho viste, quelle fiche ferite e stanche che non sanno ripensarsi o accettarsi in quanto fiche che vivono una nuova fase della vita e dovrebbero risignificarsi. Allora queste fiche passano, qualche volta, il tempo a rompere l’imene oramai rotto delle fiche altrui, quelle che cercano, si muovono, si rendono parte attiva di uno scambio di sensi con altra carne e pelle che esiste sulla faccia del pianeta. La censura della fica è l’attività che più frequentemente puoi vedere a partire da chi istituisce veri e propri gruppi allo scopo di “salvare” la fica. Costoro militarizzano la tua pelle e ti abilitano alla possibilità di vestire una divisa per una marcia di fiche compatte all’attacco del nemico. A questi gruppi, generalmente oppressivi, si oppongono i comitati di liberazione della fica. La fica liberata a seconda delle proprie esigenze, perché la sessualità è un fatto individuale, così come i desideri, così come la relazione con i corpi e voler assoggettare questo a qualunque fattore di disciplinamento, per quanto alla base di questo monito vi siano ragioni ideali, diventa una scelta invadente, una interferenza, un ostacolo che limita quella ricerca curiosa di chi non si accontenta delle risposte delle fiche madri.

fikaperbeneLa fica è anche un bel soggetto narrativo e cinematografico. Protagonista di scene horror, splatter, trash, c’è chi la immagina più volentieri martoriata e incapace di godere. Traccia misogina dice che quella che gode dovrà rivolgersi ad un addomesticatore e quella che non gode sarebbe per via della propria incapacità. La responsabilità della fica è in effetti un tema alquanto dibattuto. Non c’è momento in cui la questione non si sottintenda, per quanto poi si esige maggiore tatto da parte di chi tira fuori l’argomento senza usare nessun giro di parole. Infine esiste la fica saggia, quella che dopo aver vissuto e avere anche trasmesso saperi ad altre fiche, decide solo di farsi le fiche sue, perché ad un certo punto qualcuno dice che l’unica vera libertà della fica può consistere nel fatto che di fica non si deve parlare o che ella non debba mostrarsi, esibirsi, raccontarsi. Libertà che nasce da una negazione perché il mondo non sarebbe a misura di fiche libere. Le vuole solo resistenti e partigiane. Dovrà per forza avere un uso che risponda al rispetto di leggi, della fica, regole, della fica, a uso e consumo, della fica, a tutela, della fica, affinché ella un giorno potrà dire ho vissuto per piacer mio e non perché lo voleva dio (o una dea).

Vi lascio con un quesito esistenziale: fica si nasce o si diventa? E che libertà ha la fica se poi si adegua ai diktat che la imprigionano in significati che non esistono in natura ma sono solo costruzioni culturali? Fate un po’ voi.

Ps: il compagno Lenin considererebbe questi pensieri non rivoluzionari… così tant* compagn* che hanno una idea della politica che prescinde dal tema della sessualità. 🙂

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3 pensieri su “Un post della fica (la libertà della)”

  1. Grazie Eretica per l’ottimo articolo, condivisibile e godibilissimo anche per la delicatezza con cui sai esprimere concetti non sempre teneri, ed anche per avermi fatto scoprire Amanda Palmer, di cui mi sono gustato il concerto di risposta al Daily Mail….

  2. Eretica, grazie dal profondo del mio cuore, e del mio sesso. Anni di incomprensione, repressione, menzogne, incomunicabilità con l’ altro sesso spazzati via dal tuo blog. Sei una anima gemella. Fine della sviolinata, complimenti per i tuoi pensieri, il tuo coraggio, la tua bellissima tetta, bello trovare una compagna di viaggio, anche se virtuale. Sono anni che parlo con le fiche delle mie compagne, fiche maltrattate ma indomite nonostante imbecilli imbelli, madri al lysoformio, ambienti tossici e giudici repressi. Le amo, profondamente. Saluto anche la tua, di cui sento la voce libera e autentica nelle tue parole. Grazie.

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