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 "Avvelenavano il mare con i rifiuti"
bufera sulla task force dell'emergenza 

Napoli, arrestati la vice di Bertolaso e l'ex prefetto Catenacci. Indagato Bassolino. In manette 14 persone. I pm: "Gravissimo e irreparabile disastro ecologico" 
 

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NAPOLI - Il mare di Napoli umiliato dalla crisi rifiuti. Non c'erano solo i sacchetti accumulati nelle strade, a ferire il territorio alle prese con un'emergenza infinita che proprio in queste ore si riaffaccia alle porte della città. Nelle acque del Tirreno i depuratori della regione hanno sversato, a partire dal 2006 e almeno fino al dicembre 2007, enormi quantità di percolato, il residuo liquido prodotto dalla spazzatura, a causa di quella che i magistrati definiscono come "una scelta obiettivamente scellerata", ritenuta in grado di determinare "un gravissimo e irreparabile disastro ambientale, incidente sugli equilibri biologici e marini e sulle stesse condizioni di vita umane e animali, con conseguente pericolo per la pubblica incolumità".

Adesso la decisione di conferire il percolato negli impianti di depurazione della regione rappresenta il cuore dell'ultimo fronte giudiziario aperto dalla Procura di Napoli. Otto persone sono in carcere, fra questi il dirigente della Regione Generoso Schiavone, l'architetto Claudio De Biasio, il dirigente della società Hydrogest Gaetano De Bari. Sei hanno ottenuto gli arresti domiciliari e nell'elenco figurano il prefetto ed ex commissario straordinario per l'emergenza rifiuti Corrado Catenacci, che ieri si è dimesso dalla presidenza della nuova società provinciale di gestione dei rifiuti (Sapna), Marta Di Gennaro, vice commissario durante la prima gestione Bertolaso, il dirigente del ministero dell'Ambiente Gianfranco Mascazzini. Non è stato chiesto alcun provvedimento restrittivo, ma risultano indagati, l'ex governatore e commissario ai rifiuti e alle bonifiche Antonio Bassolino, al quale è stato notificato un avviso di garanzia, l'ex capo della sua segreteria Gianfranco Nappi, destinatario di una perquisizione, e l'ex assessore udeur all'Ambiente Luigi Nocera. Sono state disposte perquisizioni presso l'Hydrogest e la società Termomeccanica, documenti sono stati acquisiti in prefettura e presso Regione, Protezione civile, Ministero dell'Ambiente.

L'inchiesta è coordinata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo con il procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Gli accertamenti sono stati eseguiti dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e dai carabinieri del Noe, anche con l'ausilio della polizia provinciale. Secondo l'accusa il rifiuto liquido, per sua natura altamente inquinante, non poteva essere conferito nei depuratori ritenuti "già inadeguati ad assicurare la normale depurazione". Interrogato nel 2008, Catenacci aveva difeso questa soluzione affermando che una diversa forma di smaltimento avrebbe anche potuto aprire la porta ad affari illeciti. Ma si tratta di un'interpretazione categoricamente respinta dalla Procura e anche dai giudici, che però non ritengono sussistenti al momento gli indizi per l'ipotesi più grave di disastro ambientale.

In una nota Bassolino ha espresso "fiducia verso la magistratura" e la certezza "che l'ulteriore sviluppo delle indagini dimostrerà la mia estraneità a ogni ipotesi di reato". Tutti gli indagati potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. Gli interrogatori degli arrestati si svolgeranno davanti al gip in composizione collegiale (presidente Bruno D'Urso, a latere Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano) che ha emesso l'ordinanza come previsto dalla normativa approvata per la fase di emergenza. Ma intanto Napoli è ancora impantanata nel Vietnam dei rifiuti: Accusa il procuratore Giandomenico Lepore: "È sempre emergenza da sedici anni perché manca la volontà delle forze politiche di risolvere il problema"