Milano, 16 gennaio 2017 - 07:57

Le lezioni di dialetto meneghino
su Youtube amate anche dai migranti

Edoardo Bossi, 74 anni, bancario in pensione, registra tre volte a settimana le sue videolezioni per la pagina web «Se parla milanes», alternando regole e aneddoti

Edoardo Bossi (Fotogramma) Edoardo Bossi (Fotogramma)
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«Il milanese, ovvero il meneghino, è una lingua. Ha regole stabilite da una grammatica, ha un suo vocabolario, una sua letteratura e una poesia. E come tutte le lingue si impara dall’alfabeto. Il compito più difficile per i miei alunni? Il dettato: scrivono sempre “un” al posto di “on”». Nello studio di Edoardo Bossi, 74 anni, ci sono gli acquarelli di sua moglie Alba e poi una libreria con oltre cento titoli dedicati a Milano. Spiccano le rare pubblicazioni in milanese: un dizionario, il Vangelo, un’antologia e il «De magnalibus urbis Mediolani» di Bonvesin de la Riva tradotto in dialetto. Da questo studio, Edoardo, bancario in pensione e insegnante di meneghino, registra tre volte a settimana le sue videolezioni, che finiscono su Facebook e YouTube nella pagina «Se parla milanes». Lezioni che alternano le regole agli aneddoti. E così ci si trova catapultati in tante epoche diverse. «Solo per spiegare il significato di barlafus occorre risalire all’epoca romana» spiega Bossi.

Il corso online gratuito è stato lanciato da «Milano da vedere», agenzia di promozione turistica che il 15 settembre scorso aveva organizzato la prima giornata del dialetto milanese. Oltre a Edoardo, al corso lavora il team di «Quater Pass», di cui «Milano da Vedere» è un brand. Sono loro a creare le grafiche, montare i video e a gestire i social network e le richieste degli allievi digitali. In questi anni «Quater pass» aveva promosso anche lezioni vere e proprie in alcune sedi a Milano, ma non riuscivano a soddisfare le numerose domande di iscrizione. Da qui l’idea dei fondatori di passare all’online. «Vogliamo dare a tutti l’opportunità di ascoltare come si parlava una volta e valorizzare questa nostra tradizione — dice Danilo Dagrandi —. Esiste una Milano fuori dal binomio moda-business e cerchiamo di mostrarla recuperando la sua lingua, le sue leggende, le sue ricette». Considerando le nazionalità dei residenti, a Milano si parla ogni giorno in circa 160 lingue diverse. Senza contare gli idiomi dei viaggiatori. Il milanes è il frutto delle tante dominazioni vissute dalla città. Contiene un po’ di celtico, di longobardo, di spagnolo, di francese, di latino e di tedesco.

Da quando è in pensione, Edoardo Bossi «vive» per il meneghino. Lo insegna nei corsi, supervisiona copioni e canzoni in dialetto e scrive poesie. In una, racconta che andava a scuola a piedi, zoccoli in spalla e libri sottobraccio. «Sono nato nel settembre del 1940 e sono cresciuto a Boldinasco, quartiere di cui nessuno si ricorda più. Oggi è via De Lemene. Mio padre Felice era partito due mesi prima per la campagna di Russia e non è mai tornato. Mia nonna aveva dei terreni in affitto e mia madre Paola e il nonno andavano dal verziere al mercato all’ingrosso, dove lei batteva i prezzi. Ma la guerra mise fine a tutto e io finii in collegio» ricorda Edoardo. Nel 1952, però, sua madre conobbe Beniamino Colli, titolare della famosa carrozzeria milanese che aveva inventato l’«aerauto», un aereo con le ali pieghevoli che poteva anche andare in strada: «È stato il mio amatissimo secondo padre». Dopo la carriera in banca, una volta in pensione, Edoardo partecipa per caso a uno dei lunedì a teatro di Ada Lauzi, poetessa dialettale, che oggi ha 86 anni. «Stavamo ore al telefono. Mi diceva se dis inscì, se scriv inscì».

Ma la sua fame di grammatica è tale che la poetessa gli consiglia le lezioni al Circolo Filologico, tenute da Claudio Beretta, autore della «Grammatica del dialetto milanese» e poi quelle di Cesare Comoletti, traduttore e autore. Ne nascerà una grande amicizia e Comoletti, già malato, gli chiederà di prendere il suo posto da insegnante. «Le slide che uso sia al Circolo che nel corso online le ho preparate con lui» ricorda commosso Edoardo. Tra i suoi allievi c’è anche Gaber: «È etiope ma vive a Milano da 50 anni e dice che la città gli ha dato così tanto che vuole imparare la sua lingua. Molti dovrebbero imparare da lui e ritrovare la gioia di tramandare questa lingua, che è così bella. Ti fa scoprire un caleidoscopio di autori e di poeti, che parte dal 1240 e arriva agli autori dei primi del Novecento. E poi c’è il movimento della Scapigliatura milanese, che ha dato così tanto alla città. Il mio sogno è ogni giorno si continui a parlare in milanese».

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