“Non sei mamma, non puoi capire" e le frasi dette alle donne senza figli da chi li ha

Si può scegliere di non avere figli? Sì, si può. Si può scegliere di dare la vita a idee, ad altre opere e attività, di essere madri di progetti, per se stesse e per gli altri. Sì, si può, eppure molte donne continuano a considerare la possibilità di avere un figlio come un destino o una missione, più che come una scelta. Sì, si può ma con il sottinteso che, qualsiasi cosa una donna generi di diverso da un figlio, vale un po' meno.

L’occasione è quella di una giornata in spa tra donne con il pretesto di un addio al nubilato.
Ci si ritrova in quattro (all’appello ne manca una, causa impegni inderogabili dei due figli), tre hanno “figliato”, una sogna il secondo, l’altra il terzo e la sottoscritta sta più che bene con uno, alla faccia dei “crescerà viziato” e “da grande resterà solo” dei soliti beninformati-uniformati privi di fantasia: manco bastasse un fratello a fugare qualsiasi possibilità che uno sia pirla o il DNA a definire la fratellanza tra due persone.

E la quarta? La quarta ha zero figli, zero intenzione di averne e una vita per noi impensabile ora, sebbene tutte e tre ci si tenga ben strette un giro sociale di relazioni che non è certo quello delle nostri madri alla nostra età. Siamo tre madri tutto sommato di buona cultura, esperienze di vita ricche, una visione della donna tutt’altro che stereotipata eppure, nel corso della serata, il mio registratore interno prende nota dell’intero bestiario lessicale della peggior mamma, in cui si annoverano anche parole uscite dalla bocca della sottoscritta, temporaneamente non connessa al cervello, evidentemente:

Beata te, che non devi rendere conto a nessuno.

Sei stanca tu? E cosa dovremmo dire noi che a volte non riusciamo neppure a fare la pipì in pace.

Come fai a non avere tempo?
Guarda, da quando ho figli ho capito che tutte le volte che in passato pensavo di non averne era una stronzata: ne avevo un sacco allora.

E poi il famigerato

Sì, per carità, hai ragione ma… non sei mamma, non puoi capire.

che esce in ogni evenienza la “senza figli” provi a sdrammatizzare o comunque far vedere sotto un’altra luce il problema riguardante uno dei pupi, sul quale le si sta frantumando l’anima magari da un’ora e che, ovvio – 30 minuti di sauna e 30 in vasca a parlarle di questo ma… – non può capire.

Perché non può capire?

Perché non è stata nel blocco parto dimenticandosi qualsiasi esercizio di respirazione imparato durante 9 mesi di gestazione?
Perché non ha passato notti insonni nel tentativo di capire se quelle urla infinite volessero dire fame, paura, freddo, coliche, coccole?
Perché può partire per un weekend senza programmarlo e andare al cinema quando vuole?
O perché non ha cambiato pannolini e può starsene in una vasca termale senza domandarsi se non sia egoista e irresponsabile aver lasciato il cellulare nell’armadietto dello spogliatoio?

Perché una donna senza figli, intelligente e sensibile, non può capire; o addirittura farlo meglio di una madre, che altrettanto sensibile non lo è?

Perché fughiamo ogni dubbio, se una persona è mediocre non sarà la maternità a renderla migliore. O funziona come con i morti: e pure gli stronzi, una volta sottoterra, diventano brave persone?

Assistiamo alla santificazione indiscriminata della figura materna, come se fosse un totem, un oggetto mistico, come se la possibilità biologica di riprodursi, quando trova compimento, elevi automaticamente una donna, a prescindere dai meriti e dalla sua etica, a una sorta di divinità panteista che, come la Madre Terra, nutre, protegge, accoglie. Ma quando mai?

Come se bastasse partorire un figlio per diventare, tutto a un tratto, materne e rendere le nostre voci più meritevoli di ascolto di quelle di altre donne, senza figli. Come se nel momento stesso in cui diventi madre, un nuovo ormone, tra i tanti in circolo, ti renda all’improvviso migliore e chiaro tutto ciò che fino al giorno prima ti era ignoto in fatto di bambini e maternità.

Continuiamo a dire che una donna senza figli non è una donna a metà, ma poi ci sono i “beata te”, che lasciano sottintendere una superficialità di vita incompleta cui “manca qualcosa”, i “non puoi capire”, i

Guarda che se non fai un figlio poi potresti pentirtene

o quella perla di egoismo e ricatto, che di materno ha tanto poco, che è

E poi quando sarai vecchia? Chi si prenderà cura di te?

Abbiamo un concetto di maternità idealizzato e falso che è quanto di più anti-materno e accogliente ci possa essere. Di più, è oppositivo: Mamme VS Donne senza figli, Parto naturale VS Epidurale, Allattamento al seno VS Formula: è un’eterna lotta a chi fatica, soffre, si sacrifica di più, come se il metro di misura di una vita non fosse la realizzazione di chi l’ha vissuta, o il suo sentire, ma l’adempiere a “doveri” imposti o autoimposti.

Guai a parlare della testimonianza della psicoanalista francese Maier Corinne, autrice di No kid. Quaranta ragioni per non avere figli, che racconta come, per molte donne, fare un figlio sia un modo di sopperire alla mancanza di altri progetti. Tesi confermata dalla sociologa e psicoterapeuta Paola Leonardi, autrice di Perché non abbiamo avuto figli:

Dalle nostre pazienti sappiamo quanto spesso momenti di crisi coincidano con la scelta di avere un bambino.

Si può scegliere di non avere figli? Sì, si può.
Si può scegliere di dare la vita a idee, ad altre opere e attività, di essere madri di progetti, per se stesse e per gli altri.
Sì, si può, eppure molte donne continuano a considerare la possibilità di avere un figlio come un destino o una missione, più che come una scelta. Con quel sottinteso “qualsiasi cosa tu, donna senza figlio, generi ha meno valore di un figlio”.

E, a meno che tu non sia Rita Levi Montalcini, pure le amiche dicono a una donna senza figli cose tipo: Basta che tu sia felice.
Come a dire: sembra impossibile che possa “bastare”, e con il sottinteso che si spera che la childfree in questione non si renda conto, troppo tardi, di aver perso qualcosa di importante.

Che poi è vero, da che mondo è mondo ci sono donne senza figli che si sono pentite di non averne avuti, così come ci sono però donne con figli che sono oggi madri pentite: donne, non mostri (anche se un esercito di uomini e di donne per bene sarebbe pronto a giurare il contrario).

Anche di Montalcini, del resto, qualcuno tende a giustificare la “stranezza”:

Ha scelto la carriera. Del resto non puoi arrivare a quei livelli lì se non fai una scelta.

Come a dire che o sei madre o sei una donna che realizza se stessa.

E pazienza se la questione fosse di linguaggio e di concetti diventati modi di dire al di là delle nostre convinzioni, se non fosse che è questo linguaggio a definire ancora un’identità femminile. Ed è un’identità che spesso sceglie da sé di negarsi un diritto per cui molte donne hanno lottato.

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