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11 settembre 2001

L'11 settembre 2001 quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qāida si abbatterono contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.

Diciannove affiliati all'organizzazione terroristica di matrice islamica al-Qāida dirottarono quattro voli civili commerciali.

I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini.

Il terzo aereo di linea fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono.

Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio (o la Casa Bianca a Washington), si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.

Gli attacchi terroristici causarono circa 3.000 vittime.

Nell'attacco alle torri gemelle morirono 2.752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti.

La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità.

Seduta sul treno, di ritorno da una mattinata trascorsa a studiare nella biblioteca universitaria, guardavo distrattamente fuori dal finestrino.

Dietro i cancelli aggrovigliati da piante da giardino, si susseguivano casette gialle e rosa tutte appiccicate le une alle altre, con le persiane semichiuse, così come è d'abitudine in Italia, per proteggersi dagli sguardi indiscreti, ancor prima che dalla calura estiva.

Una breve galleria, ed ecco spuntare il parco giochi per i bimbi, deserto a quell'ora di pranzo, la piccola chiesetta dal campanile giallo e la lunga fila di stabilimenti balneari, con gli ombrelloni a spicchi bianchi e blu.

In spiaggia, alcuni fortunati bagnanti, si crogiolavano sdraiati nel tiepido sole settembrino.

Così, avvolta nel torpore del primo pomeriggio, la mia vecchia e sonnolenta Liguria scorreva a fianco a me, con la solita fiacca, regolare, quotidianità.

Con lo sguardo perso all'orizzonte, laggiù dove il mare si incontra con il cielo, anch'io sonnecchiavo ad occhi aperti, con le dispense di Chimica 1 aperte sulle ginocchia: da lì a pochi giorni sarebbero iniziate le lezioni del secondo anno di Ingegneria ed io, aitante biondina diciannovenne, ero determinata a sostenere l'ultimo esame che mi mancava per chiudere in bellezza il mio primo anno da studentessa universitaria.

L'Intercity Genova – Ventimiglia su cui viaggiavo aveva, come d'abitudine, una buona ventina di minuti di ritardo, e questo non giovava al mio stomaco borbottante dalla fame: altro non sognavo che un fumante piatto di pasta al pomodoro.

In quel momento squillò il mio cellulare.

Dall'altro capo della cornetta un intervallarsi di voci confuse:

"Fra, Fra, stanno attaccando l'America!" "Chi stai chiamando? È la mamma?" "Nono... è la Fra.... la mamma ha la linea occupata.." Le voci di miei fratelli si sovrapponevano concitate.

Un po' scocciata risposi con un tono di voce basso e arrochito di chi si è appena destato: "Se parlate assieme non capisco niente, cosa avete?".

"Te l'ho detto, stanno attaccando l'America!" La voce di Matteo era sovraeccitata.

"Sì Matteo, certo, capisco. E chi ti avrebbe dato quest'informazione, di grazia? Un tuo compagno di classe? "

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 19, 2017 ⏰

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