Firenze

Firenze, addio a Daniele Lombardi, musicista e artista visivo

Aveva 71 anni. E' stato trovato morto nel suo studio in Santa Croce
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Ieri sera il musicista e artista visivo fiorentino Daniele Lombardi è stato trovato morto nel suo studio vicino a piazza Santa Croce. Stava lavorando a una commissione del Maggio per piano e coro di bambini. Nato nel 1946, allievo di pianoforte di Rio Nardi al “Cherubini”, poi docente al Conservatorio di Milano, era un esploratore di linguaggi artistici a tutto tondo: pianista, compositore, performer, didatta, pittore, studioso del futurismo, agitatore culturale. Degno figlio di una città come Firenze che nel secondo Novecento ha prodotto notevoli figure di musicisti-artisti visivi (Bussotti, Chiari, Cardini).

In Lombardi espressioni sonore e visualità si allacciano in viluppi inestricabili. La sua ricerca era improntata a un concetto multimediale d’arte, con opere che inglobano segno, gesto e suono entro un’idea di percezione molteplice. La sua pittura aveva movenze musicali, le partiture erano reticoli visionari di fregi e geometrie. Accarezzava l’utopia di far uscire lo spettatore dalla soggezione d’ascolto cui l’hanno indotto, da una parte, la musica di consumo, dall’altra le esperienze cervellotiche dell’avanguardia. La sua proposta era ispirata a principi democratici: l’arte deve appartenere a tutti, occupare il quotidiano. Perciò negli anni Settanta aveva convertito gli spettatori in interpreti ponendoli dinanzi a pitture astratte (da lui definite “notazioni”) che ciascuno, attraverso meditazioni silenziose, poteva rielaborare in una specie di concerto interiore; poi, quelli stessi spettatori, li aveva trasformati in compositori-esecutori fornendo loro un armamentario di segni e gesti da combinare assieme e mettere in atto per produrre musica, pur senza essere musicisti. Dagli anni Ottanta era passato a occuparsi di multimedialità in rapporto agli spazi urbani. Per il borgo di Gargonza, in Val di Chiana, aveva progettato effetti sonori e luminosi che accerchiavano il pubblico itinerante. E con la “Sinfonia 1”, nel luglio 1987 aveva invaso via Tornabuoni con 21 pianoforti a coda. Allo stesso mastodontico organico aveva dedicato anche una seconda Sinfonia e “Threnodia”, composte tra gli anni Novanta e Duemila: opere, queste per 21 pianoforti, programmate in molte parti del mondo, dal cortile degli Uffizi, a Berlino, a New York.

Fra i suoi tanti lavori: “Atalanta fugiens” per 50 fonti sonore, 50 sculture e 50 brevi testi che rileggono l’omonimo libro d’alchimia di Michael Majer; “Mitologie” per pianoforte, dove un microfono manda il segnale acustico a uno schermo a cristalli liquidi che modifica lo spettro cromatico in tempo reale; “divina.com” per mixed media ispirato a Dante. Inoltre la “Porta sonora” (in bronzo) installata nel 2016 nella cappella della fattoria di Celle, presso Pistoia.

Da pianista aveva eseguito in prima moderna composizioni di autori futuristi italiani e russi e molti pezzi scritti negli ultimi decenni – spesso per lui.
Frutto della sua attività di studioso del futurismo sono i libri “Il suono veloce – Futurismo & futurismi in musica (1996), “Rumori futuri” (2004) e “Nuova enciclopedia del futurismo musicale” (2009). Come esperto di grafia musicale contemporanea e prassi esecutiva aveva pubblicato “Spartito preso” (1981) e “Scrittura & suono” (1984).