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Paolo Leon: “Lo stato sociale non è carità, il pareggio di bilancio è un errore”

Paolo Leon

“Lo stato sociale non è beneficenza, è un diritto. Rende più forte la democrazia ed è anche un elemento di sviluppo economico. È chiaro che mantenerlo e migliorarlo ha un costo, però produce guadagno; smantellarlo, invece, significa finire per spendere molto di più”.

Paolo Leon, economista keynesiano e docente di Economia all’Università di Roma Tre, intervistato dall’Unità al Convegno “Cresce il welfare cresce l’Italia”, esprime tutte le sue perplessità sulla riforma del mercato del lavoro, dicendosi scettico sui risultati in termini occupazionali:

Deve aumentare la domanda di beni e servizi – spiega –, se si riduce il costo del lavoro ma il fatturato delle aziende non cresce, queste avranno forse più margini ma non maggiore vendita. E la disoccupazione continuerà ad aumentare, senza peraltro contare gli scoraggiati: per forza, mancano le politiche economiche. Del resto, il Pil diminuisce di due punti, le imprese abbandonano l’Italia, l’unico spiraglio di modesta crescita è che l’euro è un po’ meno caro rispetto a un anno fa, il che favorisce le esportazioni.”

Per Leon è assurdo anche i vincolo di Bilancio imposto prima con il trattato di Maastricht e ora rafforzato in modo drastico dal “fiscal compact”. Qualcosa che il professore definisce addirittura “medievale”.

“La cultura dominante conservatrice ha dimenticato ragioni e finalità dello stato sociale. L’importante è il rigore di bilancio, con il pareggio messo addirittura come vincolo legislativo, qualcosa che suona come una composizione di interessi egoistici e mentalità medioevale, e che nulla ha a che fare con le ragioni dell’economia […]

Il problema si deve risolvere in Europa, non tanto in Italia […] La Bce di Draghi, per esempio, invece di sostenere che il modello sociale europeo è in via di estinzione, dovrebbe finanziare con emissione di moneta i disavanzi pubblici, consentendo agli Stati di fuggire dalla strettoia di debito e deficit. Una funzione da creare, certo, ma che sarebbe molto utile.”

Leggi l’intervista a Paolo Leon

15 commenti su “Paolo Leon: “Lo stato sociale non è carità, il pareggio di bilancio è un errore”

  1. Assulutamente d’accordo, certo occorrebbe un minimo di programmazione per evitare l’ anarchia della produzione Ma forse è chiedere troppo!!!

  2. mi chiedo ma gli economisti che governano,ci sono o ci fanno?

  3. Metafora calcistica:chi scende in campo per non prendere gol, puntando al pareggio, è destinato a perdere.

  4. Se avessimo avuto la fortuna di avere un Presidente del Consiglio che la pensa come Paolo Leon e no come il presidente di ghiaccio Mario Monti, le cose sarebbero andate completamente diverse da come stanno andando. Ci vuole pure fortuna ad incappare nel Premier giusto!

  5. Secondo me il problema è analizzato dal professore un pò troppo in linea teorica: mi pare che bisognerebbe tener conto di come si sia arrivati alla situazione presente ed analizzare la tipologia della spesa. Gli sforamenti di bilancio potrebbero essere utili ,come dice il professore, forse solo se fossero stati fatti per aumentare la spesa sociale, ma mi pare che la percentuale di questo tipo di spesa sul deficit sia di gran lunga inferiore a quella dello spreco e della corruzione. Il vincolo di bilancio toglierà probabilmente un quota alla spesa sociale (del resto recuperabile per altre vie), ma potrà togliere una quota ben maggiore allo spreco.
    Marco cammi

  6. in italia buoni investimenti che si ripagano da soli si potrebbero fare in tanti luoghi per esempio ricostruire l,aquila non sarebbe un buon investimento….chiedo…non metterebbe in moto un meccanismo virtuoso…chiedo

  7. Un link alla Rassegna Stampa della Camera dei Deputati non tutti lo possono leggere.

  8. La macroeconomia può ambire ad essere scienza solo se muove da keynes e dall’osservazione della realtà sono d’accordo con i sette pilastri della macroeconomia post-keynesiana;

    – Realismo (anziché strumentalismo): l’analisi deve partire dalla realtà, e non da ipotesi astratte o ideali, e descrivere l’effettivo funzionamento dei sistemi economici
    – Olismo (anziché individualismo): il tutto è più della somma delle parti; l’individuo non è un atomo indipendente, ma è influenzato dall’ambiente sociale; le istituzioni hanno una propria realtà specifica
    – Razionalità limitata (anziché iper-razionalità): gli agenti spesso dispongono di informazioni insufficienti e hanno capacità limitate di gestirle; perciò agiscono in base a convenzioni o per imitazione
    – Enfasi sulla produzione (anziché sulla scarsità): conta, più che la quantità di risorse, il grado con cui sono utilizzate (che ad es. aumenta con la piena occupazione)
    Intervento dello Stato (anziché del mercato): il mercato non è equo, né efficiente, né si auto-regola; lo Stato deve perciò intervenire direttamente o indirettamente
    – Ruolo della domanda (anziché dell’offerta): la produzione è trainata dalla domanda, e non dai vincoli dell’offerta, anche nel lungo periodo
    – Tempo storico (anziché logico): il tempo è irreversibile, e la posizione di equilibrio non è indipendente dal sentiero seguito per raggiungerla

    https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_post-keynesiana

    secondo me queste sono le premesse metodologiche corrette.

  9. IL link non funziona ….aggiornare please….

  10. concordo il il suo pensiero. non ho mai capito come da parte dell’istat, dall’ocse, dal presidente napolitano e da monti non abbiano mai accettato una mia sfida televisiva a controbattere le loro teorie.

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