Emergenza rifiuti: l'Abruzzo aiuta il Lazio. Polemiche e punti di vista


Mazzocca: "Rispetto del principio di sussidiarietà tra regioni". Legambiente: "Sì all'accoglienza, ma a tempo determinato"



Emergenza rifiuti: il Lazio chiama, l’Abruzzo risponde. Grazie alle 180 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti dal Lazio e trattate in un impianto in provincia dell’Aquila il Natale sarà più sereno.

L’Abruzzo infatti ha deliberato il rinnovo, per il 2018, dell’accordo già in atto con la regione guidata da Zingaretti per il trattamento di rifiuti urbani nell’impianto (non in 'discarica') Aciam Spa di Aielli (AQ) per un quantitativo massimo di 40.150 tonnellate l’anno. A renderlo noto il sottosegretario alla Presidenza Regionale con delega ad Ambiente ed Ecologia Mario Mazzocca, in una nota contenente “doverose precisazioni, vista la confusione sul tema”.

È in fase di studio, inoltre, un secondo accordo che consentirebbe l’arrivo di ulteriori 200 tonnellate al giorno (per 300 giorni lavorativi): 100 tonnellate al giorno conferite e trattate dalla Deco Spa di Chieti e altre 100 tonnellate al giorno dalla Cogesa Spa di Sulmona.

“Dalle notizie assunte presso i competenti uffici regionali, a causa della evidente forte crisi organizzativa del settore nella Regione Lazio – spiega nella nota il Sottosegreatario - è in fase di studio una seconda richiesta della stessa Regione volta alla definizione di un ulteriore accordo Abruzzo-Lazio, per poter trattare rifiuti urbani, sulla base della ricerca di manifestazione di interesse svolta dalla regione Lazio verso più regioni”.

In poche parole, se la Giunta Regionale decidesse di sottoscrivere l’ulteriore accordo, per il 2018 in Abruzzo verrebbero conferiti per il trattamento fino a 380 tonnellate al giorno di rifiuti (per 300 giorni lavorativi), fino ad un massimo complessivo di 114.000 tonnellate, che interesserebbero 3 impianti abruzzesi. Il tutto secondo il criterio di sussidiarietà tra regioni.

L'annuncio, che prelude ad un "Natale sereno" sul fronte dell'immondizia a Roma, è stato dato dall'assessore all'Ambiente del Comune capitolino Pinuccia Montanari, che ha riferito alla stampa: "Abbiamo aperto i canali per garantire a Roma un periodo di Natale ed oltre assolutamente tranquillo. La situazione è sotto controllo, anche a fronte della maggiore produzione di rifiuti prevista per il periodo natalizio. In Toscana – specifica Montanari- dovrebbero andare, per sei mesi, fino a 20 mila tonnellate, in Abruzzo 300 tonnellate al giorno”.
 

Non tardano le reazioni dell’opposizione alla maggioranza regionale abruzzese. Il consigliere di Forza Italia Mauro Febbo lancia l’affondo.

“Rimango stupito dal silenzio di movimenti, associazioni ambientaliste e Cinque Stelle, che non alzano la voce sul vertiginoso aumento della disponibilità delle discariche in Abruzzo, passando dai 513.427 metri cubi del 31 dicembre 2015 a 1.646.000 metri cubi – nota Febbo -. Praticamente la disponibilità è più che triplicata. Prendere i rifiuti provenienti da Roma è una decisione poco coerente e fatta con molta leggerezza, poiché andrà ad incidere in maniera decisiva nei processi di smaltimento, occupando e riempiendo maggiormente le nostre vasche".

Mazzocca si difende dalle accuse e passa al contrattacco: “Sono solo chiacchiere da bar, la disponibilità totale, in realtà, si dimezza. Basta leggere i dati del 'Piano Rifiuti' appena approvato – afferma il sottosegretario regionale -. Il piano non ha previsto nuovi ampliamenti per le discariche rispetto al Piano approvato con la LR 45/07. Nel caso si realizzassero gli ampliamenti già autorizzati, si stima che tale capacità residua ammonterebbe a circa 1.270.000 metri cubi”.

Per Mazzocca non c’è spazio per gli equivoci, il Piano Regionale è indirizzato verso la strategia "Rifiuti Zero", volta a riprogettare la vita ciclica delle risorse, per riutilizzare tutti i prodotti riducendo i rifiuti da conferire in discarica.

CRITICHE DAGLI AMBIENTALISTI

Gli ambientalisti esprimono critiche nei confronti dell’operazioni. “Si è trattato di un rinnovo, rispetto al quale già in passato avevamo espresso con nettezza la nostra posizione, che resta tale – dice Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo -. Va bene il discorso della sussidiarietà e va bene l’accoglienza dei rifiuti per via dell’emergenza del Lazio, ma un’emergenza, per definizione, non può che essere a termine e dunque non può esserci un rinnovo continuo”.

Secondo Di Marco, “se si continuano ad accogliere rifiuti indifferenziati che vengono da altri luoghi, si mette in discussione il raggiungimento delle buone pratiche della Regione e il raggiungimento degli obiettivi del Piano di gestione regionale dei rifiuti. Un Piano che piace per i principi e per l’apertura all’economia circolare, anche se di fatto viene mantenuta una disponibilità di discariche troppo ampia rispetto alla direzione dell’azione di riciclo”.

L’obiettivo da perseguire, a giudizio di Legambiente, è l’uscita dalla politica di gestione delle discariche. “Questa – sottolinea Di Marco – resta la prima criticità, riconosciuta anche dall’Unione Europea”.

Nel complesso, per il presidente di Legambiente, le buone pratiche per la corretta filiera della gestione dei rifiuti “stanno portando dei risultati ottimali in Abruzzo, ma si corre il rischio di pregiudicarli proprio per via dell’arrivo di rifiuti dalle altre regioni a causa dell’emergenza e in questo modo si finisce per andare in senso opposto rispetto al principio che tende all’autosufficienza regionale”. Di Marco ritiene che i continui rinnovi dei contratti di sussidiarietà, dovrebbero prevedere anche l’avvio di politiche di sistema della gestione dei rifiuti per uscire dall’emergenza.

L’attivista ambientalista mette inoltre in luce come, dai rapporti Ecomafia di Legambiente, emerga che “lo spostamento dei rifiuti è causa delle situazioni più critiche, che a volte sconfinano nei reati di mafia ambientale, perché più il rifiuto rimane sul territorio e più è possibile controllarlo”.

In definitiva, per Legambiente, di fronte all’emergenza è giusto essere ragionevoli e solidali, a patto che l’emergenza non diventi una consuetudine che finisce per penalizzare proprio i territori più virtuosi.