Perché una scuola di formazione politica è quello che serve al Paese (e all'Abruzzo)


L'intervento dell'orlandiano Michele Fina, che punta a colmare "il vuoto che continua a produrre una classe dirigente debole e incapace"



Categoria: ABRUZZO
21/02/2018 alle ore 15:59

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di Michele Fina

Coltivo l'idea di questo progetto da tanto. Spinto innanzitutto dalla mia esperienza. Ho avuto l'opportunità di fare molte cose fin da giovanissimo. L'impegno a scuola e poi nella Sinistra giovanile, una piccola organizzazione ma capace comunque di metterti alla prova e in relazione con tanti coetanei italiani ed europei. Poi l'esperienza amministrativa in Provincia e la direzione di un partito nel territorio, la guida della segreteria di un Ministro e i consigli d'amministrazione di grandi Istituti nazionali.

In questo tempo lungo quasi venti anni ho imparato sperimentalmente a fare mille attività: fondare associazioni e animare riviste, gestire agende politiche e scrivere discorsi, elaborare delibere e comporre progetti di legge, scrivere analisi politiche e organizzare incontri, parlare in pubblico e preparare campagne elettorali. Ho imparato a vincere ma anche a rialzarmi dopo le sconfitte. Soprattutto ho imparato a realizzare cose concrete, in un mondo in cui il rischio di perdersi e quindi di perdere la passione ideale iniziale è molto alto.

Tutto questo non si insegna da nessuna parte. Forse perché si tratta di "arcana impèrii", di segreti del potere, appunto.

Il problema è che questo vuoto ha prodotto e continua a produrre una classe dirigente debole e incapace: amministratori nelle mani della struttura burocratica, eletti ignoranti, politici che non sanno comunicare con la stampa, usare i social network, raccogliere fondi, strutturare squadre di lavoro. Allo stesso tempo non si hanno a disposizione figure capaci di far parte di uffici di diretta collaborazione dei rappresentanti. Le stesse lacune le ritroviamo poi tra coloro che scrivono di politica: ghostwriter, portavoce e uffici stampa ma anche notisti e commentatori.

Per questo abbiamo elaborato un'Accademia sperimentale che non somigli a niente di già esistente. Un corso selettivo di talenti e non convegni con centinaia di anonimi partecipanti. Docenti scelti tra i principali protagonisti della vita politica: Ministri e Sindaci, professori universitari e dirigenti politici, intellettuali e giornalisti, imprenditori e leader sindacali, capi di strutture pubbliche, personalità della cultura e scienziati (l'elenco per questo primo anno sarà reso noto a breve).

Metteremo gli studenti alla prova davanti ai docenti e non faremo solo lezioni frontali. Terremo laboratori ed esperimenti cuciti addosso ad ognuno dei 27 corsisti. Il tutto sarà, il più delle volte, a porte chiuse, per essere scevri da ogni condizionamento.

La nostra scuola richiama ed onora la figura di Primo Levi per molti motivi. Uno di questi è che Primo Levi è stato eletto dalla Royal Institution il più grande scrittore di scienza di ogni tempo. Un chimico e un intellettuale eclettico oltre che un testimone capitale della Shoah.

La scuola mirerà, con lo stesso spirito eclettico, a formare politici con memoria storica ma anche attenti alla ricerca scientifica e all'innovazione nel sistema produttivo. Consapevoli che le generazioni di questa nostra epoca devono fronteggiare una sfida inedita nella storia dell’umanità: conquistare un benessere di migliore qualità, più inclusivo ed equamente esteso, affrontando la crisi climatica ed ecologica e trasformandola in occasione di sviluppo di una nuova economia.

“Accademia Primo Levi” nasce, insomma, per rifiutare la vulgata che preferisce una politica fatta di dilettanti, magari esperti in qualunque cosa tranne che nella stessa arte politica. Chiunque e da qualunque professione deve poter accedere ad un serio impegno politico che lo porti a meritare la fiducia dei cittadini. Ma, compiuta questa scelta, l’attività politica diviene essa stessa una professione, come voleva Max Weber, che richiede ampie conoscenze specifiche e una seria preparazione. Crediamo che questo sia l'unico antidoto alla cattiva politica e un contributo alla ricostruzione del nostro Paese.

 

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