19 marzo 2018 - 07:12

Roma, via Tiburtina e i 6 chilometri di cantiere infinito: dal 2008, tutto fermo

Il progetto sui lavori della trafficatissima consolare risale alla Conferenza dei Servizi del 2004, la durata stimata in 36 mesi. ma iniziarono solo nel 2008 e, ad oggi, sono fermi. Zone trasformate in discariche, deviazioni e code

di Giuseppe Cucinotta e Sabina D’Oro

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Code estenuanti, continue deviazioni che si trasformano in un percorso ad ostacoli, attività commerciali raggiungibili soltanto con una serie di chicane, zone delimitate da “lavori in corso” trasformate in mini-discariche a cielo aperto. Il tratto di circa sei chilometri di via Tiburtina che porta da Rebibbia a Setteville ha tutti i connotati di uno scenario post-apocalittico. I lavori per l’allargamento della strada sono iniziati nel 2008, ma ad oggi soltanto un piccolissimo tratto risulta completato, anche se rimane ancora delimitato dai jersey.

Il progetto originario

La genesi del progetto di ampliamento di via Tiburtina risale al 2004, quando la Conferenza dei servizi approvò il piano definitivo finalizzato all’allargamento della strada, stimando la durata dei lavori in 36 mesi. Dopo una serie di rinvii, i cantieri furono aperti solo nel 2008. Il percorso, però, è stato costellato da una serie di problemi. Uno degli ultimi casi in ordine di tempo riguarda, come testimoniato da Corriere.it la protesta di cinquanta operai di una delle ditte subappaltatrici per il prolungato mancato pagamento degli stipendi. «Ad oltre dieci anni dall’avvio del cantiere, la situazione oggi appare immobile – spiega Gigi Ferrini di Asia Usb Nodo Territoriale Tiburtina -. Periodicamente viene indicata una data di fine lavori, ma non viene mai rispettata. Ad eccezione dell’area vicino alla metro Rebibbia, dove sporadicamente ci sono alcuni interventi, in tutte le altre zone tutto resta come prima».

Il degrado chiama altro degrado

Percorrere il tratto di sei chilometri obbliga ad imbattersi in numerosissimi mini cantieri, molti dei quali diventati deposito di rifiuti e affrontare una lunga serie di restrizioni di carreggiata, deviazioni e conseguenti code. «Sembra di stare in un territorio dove c’è stato un bombardamento – commenta Ferrini -. Ormai la Tiburtina è composta da una serie di palazzi abbandonati ed interi tratti di strada lasciati a se stessi. Un degrado che, per forza di cose, chiama altro degrado».

L’unico tratto completato: mai aperto

Una storia infinita che racchiude anche un “aneddoto” singolare: l’unico tratto completato e asfaltato continua ad essere delimitato dai jersey, pur essendo pienamente utilizzabile. Si tratta dello svincolo che dalla Nomentana e da San Basilio consente di deviare su via Tiburtina in direzione centro. «Con molti residenti per qualche ora abbiamo provato ad aprirlo – racconta Ferrini -. L’effetto, immediato, è stato che il traffico si è subito decongestionato, poi però continuano a chiuderlo e, ancora oggi, è delimitato».

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