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L'Amore c'è

DI ALESSANDRA CORA'

Parlare di amore non è così facile anche se dovrebbe esserlo, invece il più delle volte diventa sempre complicato, forse, anzi, sicuramente perché siamo così distorti che ci viene più facile complicarci la vita che renderla leggiadra e semplice.


Oggi è il giorno dell’amore, la festa degli innamorati, la storia narra che: “Nel medioevo il Santo Valentino donò ad una fanciulla povera, la somma necessaria come dote, per il suo sposalizio che, senza questa, non si sarebbe potuto celebrare, esponendo la ragazza, priva di sostanze e di altro alla perdizione. Il generoso dono, frutto di amore e finalizzato all’amore, avrebbe dunque creato la tradizione di considerare il Santo Vescovo Valentino come protettore degli innamorati.”

Al di là di ciò che narra la tradizione, l’amore di cui si parla in questo giorno è un amore, romantico, a volte melenso, ma che finita la cena al lume di candela, appassiti i fiori, messo al collo o al dito il gioiello regalato e consumata la notte di passione, cosa resta nelle mani?
L’amore, si dice… ma che amore? A guardare bene il sentimento a cui siamo legati è molto effimero, perché nonostante a volte duri lunghi anni con rispetto e devozione è fondato su un attaccamento ad una persona fisica che consideriamo “nostra”, in quel “nostra” si agganciano tutti i risvolti dell’ego, ecco che piano piano le farfalle nello stomaco spariscono, la passione si affievolisce, a volte diventa complicato capirsi, si vorrebbe che le persone restassero come vorremmo noi, come le immaginiamo nella nostra mente condizionata, allora l’amore diventa sopportazione, sacrificio, visto come pesantezza, dovere. Eppure l’amore dovrebbe essere libertà, condivisione, crescita, valori comuni, obiettivi elevati… e magari al principio esiste quell’idealità e si cerca di coltivarla, tuttavia quel coltivare arrivato ad un certo punto sembra non produrre più nulla. Cosa fa perdere quella luce negli occhi, quella forza che sbaraglia ogni cosa? È mettere l’amore nell’ordinario, quando di ordinario nell’amore non c’è nulla.

Di questo si diventa coscienti quando ci si accorge che la fonte dell’amore deve essere un’altra ed è quella sorgente da cui tutti proveniamo che alimenta nel nostro cuore l’Amore con la A maiuscola, “l’Amore che move il sole e l’altre stelle…”! Leggendo la citazione di Dante, assaporandola, ad alta voce, si percepisce la grandiosità a cui si riferisce: è quella che sbaraglia tutti i limiti, che non ha frontiere di nessun tipo è quell’Amore che apre il cuore e che lo fa diventare enorme da contenere qualsiasi cosa, qualsiasi essere e in quel cuore non esiste rancore, rabbia, fastidio, c’è invece un’immensa compassione, accoglienza, misericordia, perdono. È l’Amore che nella tradizione Vaishanva si chiama Bhakti… l’Amore e la devozione per Dio e ogni sentiero che porta a Lui può definirsi Bhakti purché guardi a quell’infinito che non ha limiti. È in quell’infinito che noi possiamo ritrovare noi stessi e lì perderci in un Amore che non finisce mai, che non tradisce mai, che è sempre e per sempre che non è iniziato e non finirà. Mentre lo scrivo sento il cuore che si apre, lo sento che pulsa e mi dico sì, ce l’ho, lo sento, ferma il tempo… Lasciami così…. In questa sensazione…! Vorrei sentirlo sempre così, forte e intenso, ciò nonostante mi scappa, si insinuano dei pensieri e vola via… eppure è lì, nel mio cuore, ha bisogno di essere nutrito e intensificato. Non è utopia e non è licenza da scrivano, la Bhakti esiste, c’è, ha bisogno di tempo, di pratica, di costanza, di distacco da tutti gli egoismi, di fede ed entusiasmo e se con fiducia ci abbandoniamo a questo Amore sarà infinito ogni giorno, ogni attimo, in una gioia che non avrà più fine!