Esteri

Siria, l'esercito sostenuto dai turchi entra ad Afrin. Curdi: "Non ci arrendiamo, la riconquisteremo"

Truppe turche nel centro di Afrin, l'enclave curda ora conquistata dall'esercito di Ankara alleato con milizie siriane (ansa)
Secondo Cnn Turk lo sfondamento delle difese dell'enclave curda è avvenuto dal sud est della città, i combattenti di Els hanno preso il controllo di parte del centro, due chilometri all'interno del perimetro urbano. Erdogan: "Abbiamo il controllo". Da mercoledì in fuga oltre 250mila persone
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ROMA - L'Esercito libero siriano (Els), alleato della Turchia nell'offensiva 'Ramoscello d'Ulivo', è entrato nel centro città di Afrin, enclave curda nella omonima provincia nel nord ovest della Siria che Ankara vuole sottrarre al controllo dei curdi siriani del Pyd-Ypg. "La città è stata conquistata alle 8.30", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan trionfante, per poi ribadire che quella della Tuchia non era una campagna di invasione, ma un'offensiva contro il terrorismo. Intanto, nell'area dei ribelli della regione di Ghouta, alle porte di Damasco, altro fronte di guerra dell'esercito siriano dove si teme una catastrofe umanitaria, è giunto il presidente siriano Bashar al Assad. Continua intanto l'esodo dei civili che lasciano la città: da mercoledì sono circa 250mila gli abitanti che sono fuggiti verso sud. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, da quando Ankara ha lanciato l'offensiva, sono oltre 280 i civili uccisi e più di 1500 combattenti curdi sono morti, in maggioranza a causa di raid aerei e colpi di artiglieria. Ankara ha riferito della morte di 46 soldati turchi e oltre 400 ribelli filo-turchi.

Erdogan ha parlato della caduta di Afrin da Ankara, dove ha celebrato l'anniversario della vittoria di Canakkale, quando nel 1915 l'impero ottomano, grazie alle mine piazzate nel Mar di Marmara, riuscì a respingere l'assalto della Royal Navy inglese e della marina francese che volevano conquistare l'allora Costantinopoli. E il presidente turco ha anche irriso la resistenza curda: "La maggioranza dei terroristi è già fuggiti con la coda fra le gambe, le nostre forze speciali e membri dell'Els stanno ripulendo quelli che restano e le trappole che hanno lasciato dietro di loro".

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Ma dal fronte curdo, poco dopo è giunta la risposta dei miliziani di Afrin: "Combatteremo fino alla sua liberazione, la resistenza continuerà fino a che ogni millimetro sarà liberato e il popolo ritornerà ai propri villaggi e case. La nostra guerra contro l'occupazione turca e le forze militanti chiamate Esercito libero siriano è entrata una nuova fase, passando dal confronto diretto ad una tattica colpisci e scappa", si legge in una nota degli attivisti dell'enclave curda, dal 20 gennaio sono sotto attacco da parte dell'esercito turco e dalle milizie siriane alleate nonostante la popolazione curda sia stata tra le più attive nel combattere gli islamici terroristi dell'Isis.

A riportare la notizia della presa di Afrin è stata per prima la Cnn Turk. Secondo l'emittente, lo sfondamento delle difese curde è avvenuto dal sud est della città, con i combattenti di Els che hanno preso il controllo di parte del centro, due chilometri all'interno del perimetro urbano.

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Sono oltre 1.500 combattenti curdi rimasti uccisi in due mesi, da quando è iniziata l'operazione 'Ramoscello d'ulivo' lanciata dalla Turchia. La maggior parte sono morti in seguito ai raid aerei e ai colpi di artiglieria, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (afp)

La Turchia ha lanciato da 20 gennaio l'offensiva 'Ramoscello d'Ulivo' avanzando costantemente all'interno della provincia di Afrin fino a entrare in città. I combattenti curdi delle Unità di Protezione Popolare (Ypg) hanno inizialmente smentito la notizia della conquista di Afrin, per poi confermare la ritirata dalla città che tuttavia non vuol dire la fine della lotta: questa "continuerà e il popolo curdo continuerà a difendersi", ha affermato su Twitter Salih Muslim, comandante in esilio in Europa.

I soldati turchi e i miliziani alleati sono entrati all'alba da tre fronti senza incontrare resistenza. Bandiere turche e dei ribelli siriani sono state innalzate nel centro della città ed è stata abbattuta la statua del leader curdo Kawa, simbolo della resistenza contro gli oppressori. Esplosioni di mine si sono udite mentre colonne di fumo si innalzavano sull'abitato.