Milano, 16 settembre 2016 - 12:40

Morto Giancarlo Iliprandi,
talento di una stagione unica

Quattro Compassi d’oro e una stagione contrassegnata da oggetti unici,
ma anche dall’amicizia con Bruno Munari, Bob Noorda e Dino Buzzati

Giancarlo Iliprandi (1925-2016) Giancarlo Iliprandi (1925-2016)
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Se l’importanza di Giancarlo Iliprandi (scomparso ieri a Milano a 91 anni) come grafico e designer si potesse misurare solo con i premi vinti, basterebbero allora i quattro Compassi d’oro (una sorta di Oscar della creatività) da lui collezionati nell’arco di una vita: per il font tipografico Modulo e per la grafica strumentale della Fiat 131 Mirafiori nel 1979, per la copertina della rivista l’Arca nel 2004 e (infine) quello alla carriera del 2011. Ma Iliprandi (nato a Milano il 15 marzo 1925) è stato molto di più di un «semplice» creativo (professore, pittore, progettista e non certo solo graphic-designer): è stato un testimone del suo tempo e di una certa, straordinaria Milano animata da un’insopprimibile voglia di cambiare e di crescere.

La sua è stata la città di Bob Noorda e Bruno Munari, di Max Huber e Albe Steiner, di Ugo Mulas e Valentino Bompiani: intellettuali pieni di idee che «vivevano e lavoravano» mischiando continuamente esistenze, pensieri, idee e segni per affermare, nel suo caso, anche «i valori del design grafico contrapponendolo al design del prodotto». Iliprandi è stato, di fatto, una delle figure di spicco del design italiano (nonché di quella che veniva chiamata la «Scuola svizzera»). Ed è stato capace fino all’ultimo di trasmettere a chi gli stava vicino una voglia di creare, inventare, sperimentare capace di travolgere tutto e tutti. A cominciare dallo studio che — scriveva — aveva concepito «come continuazione della sua attività professionale, iniziata nel 1953 e terminata dopo 40 anni». Quello stesso studio che ieri (attraverso le parole di Monica Fumagalli) ha annunciato «con immenso dolore che Giancarlo è tornato a casa ed è partito per il suo ultimo viaggio» (i funerali avranno luogo, oggi, 17 settembre, a Milano, nella parrocchia di San Luca, in via Ampère, alle 11).

Iliprandi si era diplomato in pittura e scenografia negli anni Cinquanta all’Accademia di Brera, ma l’attività di graphic-designer l’aveva iniziata da autodidatta, ispirandosi a personaggi come Antonio Boggeri. I primi incarichi li aveva ottenuti per la Rai, la Rinascente, Roche, Honewell, Standa, Fiat ed Electa. Poi erano arrivate le riviste, rilette in qualità di art-director (da «Pinacoteca» a «Interni»); i progetti di cucine (come quelle per Rb e Stilnovo); le cattedre da professore (al Politecnico e allo Ied); la presidenza dell’Adi. Un itinerario che Iliprandi (detto Illi) aveva voluto raccontare nella sua autobiografia illustrata dal titolo Note (Hoepli) arrivata in libreria lo scorso anno per festeggiare proprio i novant’anni dell’autore e con la quale aveva voluto mettere letteralmente in scena il suo mondo.

Nel libro c’è davvero tutto il lavoro di Iliprandi: pubblicità, progetti, manifesti, copertine di dischi, caratteri tipografici, allestimenti, riviste, disegni. E ci sono anche i suoi compagni di avventura. Come Dino Buzzati, con il quale Giancarlo Iliprandi aveva realizzato nel 1965 un libro pubblicato da Bruno Alfieri. Titolo (manco a dirlo): Milano; autori: Giulia Pirelli e il fotografo Carlo Orsi. Di Buzzati, Illi confessava di aver persino conosciuto (all’Aretusa, uno storico locale dove si andava a sentire il jazz) una delle «Muse ispiratrici», quella che sarebbe diventata la protagonista di Un Amore. Ennesima testimonianza di quanto fosse incredibilmente forte quella stagione di Milano e, in fondo, dell’Italia intera.

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