La coperta di Linus alle Olimpiadi si fa a maglia. L'anti panico sferruzzato a mano alla partenza e invece di contare i secondi che mancano, gli atleti contano i punti sui ferri. È la trovata studiata dalla squadra finlandese, ha cominciato il gruppo di snowboarder poi tutta la nazionale ha seguito la moda. E comprato la lana.

 

Il primo a sfoggiare l'ultimo ritrovato contro l'ansia è un allenatore indifferente all'ironia altrui e deciso a dare solo segnali di calma ai suoi ragazzi: Antti Koskinen aveva già tirato fuori l'eccentrica attrezzatura a Sochi, ai cancelletti del via. Ha iniziato e finito un paio di guanti durante quei Giochi e qui porta avanti la tradizione passata anche da Rio 2016, solo che ormai ha contagiato tutta la squadra e il diversivo si nota.

 

I finnici si sono pure presentati a una conferenza stampa con uno sciarpone "made in the Village". Ognuno un pezzo, segno di grande unità di intenti e schema che coinvolge anche chi è a casa. Il pubblico partecipa: twitta centrini portafortuna, manicotti da medaglia e si sente parte di una storia. Sono previste coperte collettive da esibire alla festa organizzata alla fine dei Giochi per celebrare  chi è salito sul podio.

 

La maglia libera la testa ed è ormai un feticcio usato e abusato. In un celebre episodio della prima serie di "Grey's anatomy", la protagonista sferruzza per evitare il sesso compulsivo, da lì in poi "fare un maglione" è diventato un modo di definire un periodo di castità, come fare la dieta. Sigourney Weaver, come i finlandesi, usa invece la maglia per isolarsi sul set. Si siede, srotola il gomitolo e ripassa le battute. Non importa quale caos le si scateni intorno, chi urla e chi protesta, lei segue la trama del suo lavoro. 

Fare la maglia una volta era considerato un passatempo da zitelle acide, vai a capire perché. Poi è diventato come lo yoga, ha smesso di essere definito al genere femminile, è entrato nelle tendenze internettare e oggi è praticamente uno sport olimpico.

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