giorgio levi

Strilloni

Leggo che Repubblica venderà il giornale utilizzando gli strilloni agli incroci delle strade di Torino. Sono gli stessi uomini della Stampa. Ma ormai essendo le due testate sorelle, figlie del signor Gedi che sta a Roma, possono proporsi tranquillamente insieme ai clienti. Anche ai semafori.

L’idea è carina. Un po’ romantica, se vogliamo. Gli strilloni mi sono sempre piaciuti tantissimo. Da bambino, siccome urlavano le notizie girando per le strade, credevo che fossero giornalisti riciclati. Magari messi in castigo, perché avevano bucato una notizia. Ma un po’ alla volta ci arriveremo. Appena scopriremo il numero degli esuberi, per dire. Secondo me, al prossimo stato di crisi, l’Inpgi ci sta al riciclaggio modello strillone. Tanto, ormai vale tutto.

Ricordo il giorno dopo il delitto Martine Beauregard nel 1969 come gli strilloni della Stampa girassero per il mio quartiere urlando a pieni polmoni i titoli a nove colonne del giornale. E quel nano (ma si può ancora dire nano?) con la sua vocetta stridula che sapeva tutto quello che era stampato sul giornale. E ricordo benissimo, anche fisicamente, lo strillone di Stampa Sera che entrava e usciva da ristoranti e pizzerie del centro con la sua sacca a  tracolla e con l’ultima edizione del giornale.

E le sere di maggio, di uno dei tanti nostri scudetti bianconeri, la gara tra Stampa e Tuttosport per arrivare primi con gli strilloni in piazza San Carlo. Compravo tutto, qualsiasi giornale.

AncheLa Notte a Milano mi piaceva,  trasudava razzismo già negli anni Ottanta e faceva schifo.

Per non dire dei paperboys di Oxford Street a Londra che si sgolavano con le notizie della sera dei cento quotidiani cittadini. Compravo pure quelli, e non ci capivo un accidente. Lo facevo per il piacere tattile di tenere un giornale appena stampato in mano e annusare il buon profumo di petrolio.

Che nostalgia, mi vibra l’iPhone, devo assolutamente leggere questa notizia.