il funerale

Pascutti, in duemila per l’ultimo saluto

La cattedrale di San Pietro pienissima, tanti occhi lucidi e un lungo applauso all’uscita del feretro. Monsignor Vecchi: «Ora gioca la grande partita dell’eternità». E sull’intitolazione: «Nessuno tocchi il nome della Curva San Luca»

il funerale

Pascutti, in duemila per l’ultimo saluto

La cattedrale di San Pietro pienissima, tanti occhi lucidi e un lungo applauso all’uscita del feretro. Monsignor Vecchi: «Ora gioca la grande partita dell’eternità». E sull’intitolazione: «Nessuno tocchi il nome della Curva San Luca»

BOLOGNA - Oltre duemila persone hanno reso omaggio ad Ezio Pascutti partecipando alle esequie della bandiera rossoblù che si sono svolte in San Pietro: c’era tutto il Bologna di oggi, che ha portato il feretro del campione all’interno della Cattedrale Metropolitana, e tanto Bologna di ieri a partire dai suoi compagni di squadra dello scudetto del 1964, capitan Mirko Pavinato, Romano Fogli, Franco Janich e Bruno Capra. In prima fila c’erano la moglie di Pascutti, Emanuela, e la figlia Alessandra, così come le istituzioni: dal sindaco Virginio Merola, con fascia tricolore, a Pier Ferdinando Casini fino agli assessori Matteo Lepore e Luca Rizzo Nervo.

Ezio Pascutti, una vita nel Bologna

L’OMELIA – A celebrare il rito è stato Monsignor Ernesto Vecchi, che ha celebrato la grandezza di Pascutti in una lunga e vissuta omelia in cui ne ha ripercorso le gesta da atleta: «Dobbiamo ringraziare il Signore per aver regalato a Bologna Ezio Pascutti. Ora Ezio è chiamato a giocare la grande partita dell’eternità ed è giusto che gli renda onore la città, sportiva e non, e quella società liquida tanto cara al filosofo Zygmunt Bauman, deceduto ieri». Poi, sul tema della possibile intitolazione della tribuna del Dall’Ara, Monsignor Vecchi ha «protetto» il nome della curva: «Che nessuno tocchi il nome della Curva San Luca».

EMOZIONE E OCCHI LUCIDI - Sulla bara di Pascutti c’era la maglia rossoblù numero 11, portata da capitan Gastaldello, e quasi tutte le corone di fiori erano tinte di rosso e blu. «Per tutti i giocatori e gli attaccanti che hanno giocato nel Bologna era un riferimento» spiega il club manager rossoblù Marco Di Vaio. All’uscita dalla Cattedrale, il feretro è stato accompagnato da un lungo applauso, dal coro «Ezio, Ezio» e dai vessilli di tutti i gruppi della curva, disposti su via Indipendenza. Tanti occhi lucidi, specialmente tra i più anziani che avevano visto giocare Pascutti e quel Bologna, e un sospiro pensando ad un calcio glorioso del passato che aveva valori molto chiari: «Calciatori e persone come Ezio non ci sono più».

(modifica il 11 gennaio 2017)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Mossini
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