20 km al giorno

 

Non è che fosse proprio bello, era un tipo non alto né basso, non vestito male ma neanche tanto bene, uno con quella faccia un po’ così e quell’espressione un po’ così che abbiamo noi prima di andare a Genova. Girava spesso da queste parti anche lui in cerca di un sapore sopraffino da sposare con il vino e non gli mancava  certo il coraggio di satollarsi con qualsiasi bevanda e con ogni tipo di formaggio. Voi piccoli rododendri sperticati sulle colline tundriche di sentimenti basici persi in aristocratici distacchi di patrizi ignudi osteggianti plebei discinti, voi gente di mare che se ne va dove gli pare e dove non sa, voi che ancora vi chiedete chi fermerà la musica e, soprattutto, cosa resterà di questi anni 80, voi non potete capire cosa spinge noi Eletti alla continua ricerca del piacere oltre il cacio con le pere. C’incontrammo in drogheria e bastò solo uno sguardo a far scoccare in noi ogni più perversa fantasia. Amava cospargermi  di Coincoillotte per poi gustarlo scaldato al caldo del mio corpo nudo. Io amavo su di lui i piemontesi, il suo calore maschio si sposava perfettamente con la Mollana della Val Borbera.
Per arrivare da me faceva 20 km al giorno, 10 all’andata, 10 al ritorno e li per li sembrava non pesargli. Ci gustavamo in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi, esploravamo le nostra intimità accompagnati dai regionali, gli elvetici e i francesi, formaggi, vini, pastori sardi, artisti bohémien, guardie svizzere. Condividevamo ogni nuovo sapore,  ci sollazzavamo con ogni nuovo odore, ogni nuovo amante, ogni nuovo formaggio duro, molle o a pasta filante.
Se ne andò un giorno e non lo rividi più, di lui mi è rimasto solo il ricordo e qualche briciola di Tête de Moine. Ho provato a cercarlo facendomi anche io 20 km al giorno, 10 all’andata, 10 al ritorno ma non l’ho più trovato. Seppi poi che era trasferito dall’amante che non era poi così distante, ora abitano in una cascina e producono ricotta vaccina.

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