15 febbraio 2018 - 17:08

Il papà di Ivan Della Valle (M5S): «Non lo condanno ma è stato un imbecille»

«Poteva uscire dal Movimento e tenersi tutti i soldi, sono suoi. Gli ho consigliato di andare a Casablanca finché non si calmano le acque». Ma in serata Ivan smentisce: «Non sono in Marocco. Mio padre assalito dai cronisti, è stato mal interpretato»

di Valerio Valentini

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TORINO - È una delle poche persone a cui abbia telefonato. Mauro Della Valle, padre di Ivan, suo figlio l’ha sentito un paio di giorni fa. «Mi ha chiamato – racconta l’uomo, nella sua casa immersa nella campagna di Rivoli – subito dopo l’uscita del servizi delle Iene. Lì ha capito che sarebbero arrivato presto anche a lui». E a quel punto, il deputato del Movimento 5 stelle finito al centro dello scandalo delle mancate restituzioni, si è sfogato: «Papà, sono nella merda». E allora Mauro, che da buon vecchio socialista dice di masticarne di politica, ha dato a suo figlio un consiglio: «Vai a farti un giro, fai calmare la bufera».

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Ivan: «Mio padre assalito dai cronisti, io non fuggo»

Ivan Della Valle
Ivan Della Valle

Ed ecco che allora Ivan Della Valle sarebbe partito per il Marocco. «Ora è a Casablanca, o giù di lì. È ospite dei genitori della sua ex moglie». In realtà in serata arriva la smentita dello stesso Ivan: «Non sono in Marocco - dice, dopo aver contattato al cellulare l’agenzia di stampa Agi - non ho fatto nulla e non fuggo da nulla. Mio padre è un uomo di 80 anni che oggi è stato assalito dai cronisti e che vuole proteggermi. Ha fatto una battuta che è stata male interpretata».

Dissidi con Di Maio sulla vicenda Tav

Il signor Della Valle è entrato poi nel merito della vicenda rimborsi: «No, non lo condanno perché quelli sono soldi suoi: e non ha commesso nessun reato. Dico però che è stato un imbecille perché, come hanno fatto altri parlamentari grillini usciti dal gruppo e confluiti nel Misto, avrebbe potuto lasciare il Movimento e tenersi tutti i suoi soldi. E ora sarebbe tranquillo e sereno». Alla base della furbata sui bonifici, infatti, secondo il signor Della Valle ci sarebbero proprio i dissidi politici col resto del gruppo. Racconta Mauro: «Da almeno metà della legislatura in avanti, è entrato in rotta di collisione col resto del gruppo».

E prosegue: «Non condivideva la nuova linea incarnata da Di Maio, si sentiva abbandonato sulla battaglia contro il Tav in Valsusa. Lo hanno anche costretto a rimuovere la bandiera No-Tav nel suo ufficio a Montecitorio. E quando ha capito che per lui, che era già al secondo mandato, non c’era alcuna possibilità di rielezione, allora ha deciso di tenersi i soldi». Che tuttavia sarebbero meno, a giudizio del signor Mauro, rispetto ai 270mila euro indicati da Di Maio mercoledì sera. «La cifra è più bassa. Secondo i nostri calcoli, si aggira tra i 180 e i 190mila». Soldi che Della Valle avrebbe trattenuto, contravvenendo il regolamento interno del M5s che impone ai parlamentari di versare la metà, circa, del proprio stipendio, in un fondo per il microcredito, gestito dal ministero dell’Economia, a sostegno delle piccole e medie imprese. Eppure sarebbe stato pronto a restituirli tutti, dal primo all’ultimo, qualora gli avessero concesso di proseguire la sua avventura politica. Questo, almeno è quanto garantisce Della Valle senior. Che spiega come il figlio ci abbia provato, eccome, a ottenere un nuovo incarico, nonostante avesse già esaurito i due mandati. Ne avrebbe anche parlato con Davide Casaleggio. Senza però ottenere nulla di concreto: e dunque la rottura è divenuta inevitabile.

Mauro Della Valle (Lapresse) Mauro Della Valle (Lapresse)

«È stato consigliato da un informatico del M5S»

«A quel punto ha deciso di non restituire i soldi. Ma l’idea non è stata farina del suo sacco: lui non ha lo spessore intellettuale per fare queste macchinazioni. Anzi, a consigliarlo è stato uno che nel Movimento sta molto, molto in alto». Mauro non ne rivela l’identità. Dice solo che si tratta di «un informatico». E spiega il metodo seguito dal figlio: «Lui dichiarava di restituire l’intera cifra dovuta, ma invece versava solo un 10%. Del resto nessuno controllava, e così lui poteva trattenersi migliaia di euro ogni mese». Soldi che però, stando a quanto racconta suo padre, il deputato grillino non ha messo da parte. «Sono convinto che se lo rivoltate come un calzino non gli troverete un soldo». Perché è onesto? «No, perché si è speso tutto». E così ora, a Casablanca, Della Valle dovrà reinventarsi una vita. «Sì, aspetta di ricevere dalla Camera le mensilità di gennaio e febbraio, e poi l’assegno di fine mandato. Saranno circa 80mila euro – scandisce Mauro – e con quelli Ivan dovrà ricominciare».

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