Da poche gocce di sangue è possibile rilevare otto tipi diversi di cancro, quelli tra i più comuni, molto prima che insorgano i sintomi. La John Hopkins University ha sviluppato un nuovo test potenzialmente in grado di identificare un tumore ben un anno prima che sia visibile agli attuali strumenti diagnostici. Si chiama CancerSEEK e, a differenza di altri simili in via di sviluppo, analizza sia il Dna mutato del cancro che circola liberamente nel sangue, che alcune proteine prodotte sempre dal tumore. I primi test condotti su oltre mille pazienti hanno dato un risultato positivo in circa il 70 per cento delle volte, come riportano i ricercatori sulla rivista Science,

Il nuovo test analizza 6 geni del cancro e 8 proteine

“L’uso di una combinazione di biomarcatori selezionati per la diagnosi precoce ha il potenziale per cambiare il modo in cui cerchiamo il cancro, e si basa sulla stessa logica dell’uso di combinazioni di farmaci per curare i tumori”, commenta Nickolas Papadopoulos, professore di oncologia alla Johns Hopkins University e autore senior dello studio. Il test potrebbe anche identificare la forma di tumore che ha un paziente, un obiettivo che i precedenti esami del sangue del cancro non sono riusciti mai a raggiungere. Il test funziona rilevando il Dna mutato circolante, rilasciato nel sangue dalle cellule tumorali. In particolare, CancerSEEK si basa sulla presenza di 16 geni che sono frequentemente mutati in diversi tipi di cancro e su 8 proteine da essi prodotte, presenti a livelli diversi a seconda della posizione del tumore nel corpo. In campioni di sangue prelevati da 1.005 pazienti, il test ha rilevato tra il 33 e il 99 per cento dei casi di malattia. Il carcinoma ovarico è risultato il tumore più facile dal rilevare, seguito dai tumori al fegato, allo stomaco, al pancreas, all’esofageo, al colon-retto, ai polmoni e al seno. Per i cinque tumori per cui attualmente non esistono test di screening - ovaio, fegato, stomaco, pancreas ed esofago - la sensibilità del test è variata dal 69 al 98 per cento.

Sono stati registrati pochi falsi positivi

Quando il test è stato valutato su 812 soggetti di controllo sani, ha prodotto solo sette risultati falsi positivi. “La specificità molto elevata è essenziale perché i risultati falsi positivi possono sottoporre i pazienti a test e procedure di follow-up invasivi non necessari per confermare la presenza di cancro”, spiega Kenneth Kinzler, professore di oncologia presso Johns Hopkins e co-autore dello studio. I pazienti coinvolti nello studio avevano uno o tre tumori non-metastatici, cioè localizzati. Gli esperti hanno notato che i tassi di rilevazione erano più bassi in coloro in cui il tumore era in stadio iniziale e si può prevedere che siano ancora più bassi nelle persone che non avevano ancora mostrato alcun sintomo. La sensibilità per i tumori di stadio uno nello studio è risultata solo del 40 per cento. Molti i commenti positivi da parte della comunità scientifica. “Questo è uno dei primi studi che combina i biomarcatori di proteine e il DNA del tumore circolante come strumento di screening e per applicare questo strumento a un’ampia gamma di tipi di cancro in un’ampia coorte di pazienti”. Sebbene il test attuale non identifica tutti i tumori, ne rileva molti che altrimenti non verrebbero scoperti. “Molti dei più promettenti trattamenti contro il cancro che abbiamo oggi avvantaggiano solo una piccola minoranza di malati di cancro e li consideriamo importanti progressi”, ha detto Bert Vogelstein, professore di oncologia alla Johns Hopkins. “Se stiamo facendo progressi nella diagnosi precoce del cancro, dobbiamo cominciare a guardarli in un modo più realistico, riconoscendo che nessun test rileverà tutti i tumori”, aggiunge. Anche il costo del test è vantaggioso, ovvero meno di 500 dollari a paziente, uguale o addirittura inferiore a molti altri esami di screening attualmente in uso.

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